Tristezza, malinconia. Di più. Un bel ‘magone’, che è il modo di dire di noi bolognesi quando, davanti a un grande dispiacere, ci viene quel nodo alla gola che riduce il respiro e annebbia la mente. Se n’è andato anche Marino Perani, l’ala destra di quel leggendario Bologna che nel ‘63-64 sconfisse le accuse di doping, battè l’Inter nello spareggio all’Olimpico, si aggiudicò uno scudetto talmente bello, e forse irripetibile, tanto che 53 anni dopo siamo ancora qui a raccontarlo con un velo di lacrime che ci appanna gli occhi. Una squadra che vinse tutto in quella stagione e che ora sta perdendo inevitabilmente la partita con il tempo. Era talmente bello quel Bologna che sembrava un fiore sbocciato e che ora, invece, vede un altro suo petalo staccarsi e involarsi verso il cielo per raggiungere i compagni già scomparsi: Bulgarelli, Furlanis, Haller, Nielsen, Tumburus, Pascutti, assieme all’allenatore Bernardini.
Fonte: Il Resto del Carlino
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