Ci sono momenti che non tramontano mai, restano impressi nella memoria: e in quelle istantanee che raccontano, c’è la sintesi di una vita sempre più meravigliosa. Ditelo con una foto in cui la felicità è imperitura, un poster da regalarsi per sempre, da andare a scovare ogni tanto per rivivere sensazioni accantonate e però mai sopite: Bologna è il capolinea d’una (ennesima) stagione indimenticabile, la sintesi di nove mesi attraversati a testa (a cresta?) alta e a petto in fuori; e ora che i secondi sono definitivamente fuori dalla bagarre emozionale, ufficialmente introdotti in quella Champions League inseguita con ferocia, ciò che resta gelosamente custodito è una notte magica consumata a contar le stelle. Da Cavani ad Hamsik, da Cannavaro a Pandev, da Insigne a Inler, da Dzemaili a Maggio, da De Sanctis a Zuniga, da Pechino sino all’Olimpo gli dei, da un sogno alla realtà: con cinque-seimila cuori a formare una capanna. E’ lì la festa, in quello spicchio di terra che sembra Piedigrotta, in quella curva San Luca che sa tanto di San Paolo e che si lascia cullare dalla colonna sonora d’una città estasiata, virtualmente proiettata in quella dimensione da sogno ch’è la Champions League, in quegli scenari incantati che riconducono al Bayern Monaco e al Manchester City, al Villarreal ed al Chelsea, a quelle atmosfere da kolossal calcistico nelle quali i principi azzurri due anni fa si sono ritagliati un ruolo di primo piano ed un altro ne hanno appena conquistato. Bologna è l’estasi al termine d’una stagione inevitabilmente tormentata nell’attesa del d-day: ma la cavalcata cominciata a Pechino (nella finale di supercoppa con la Juventus) sino al «Dall’Ara» – tranne rari e umanissimi impedimenti – s’è rivelata sublime, un condensato di successi utili per regalarsi una qualificazione che arricchisce la storia e pizzica le corde del cuore. Riviverle e custodirle (gelosamente) è un piacere da regalarsi: c’è un anno da Champions in quei clic.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
