Folgaria. Il Tiger Woods del Napoli è lui: Manuele Blasi. Il re del Golf Club di Folgaria. Del test atletico andato in scena ieri, sul percorso di questa perla incastonata tra le Piccole Dolomiti. Non ha vinto, Manuele: ha stravinto. Quattro percorsi, quattro vittorie a mani basse: resistenza degna degli ironman delle Hawaii. Manuele detto Lele è sempre il grande atleta che ricordavano i napoletani: non resta che aspettare l’esordio in una partita vera.
Un ritorno desiderato con tutte le sue forze e una serie di risultati già molto incoraggianti: un buon esordio nei test pre-raduno e la crescita progressiva tra i monti del Trentino. Blasi sta mangiando l’erba, proprio come piace a Mazzarri. La sta divorando, più che altro. Un trattore, un diesel considerando la struttura fisica: partenza a marce basse, incremento e ritmo costante. E poi, grinta e mordente: il tecnico lo ha incontrato a Bologna prima delle convocazioni e ha deciso di puntare su di lui.
Un motivo ci sarà: «Quando allenavo la Samp, in una partita annullò Pieri e Franceschini insieme. Prendeva tutti i palloni lui». Il San Paolo lo adorava per questo. Non ha dimenticato come si fa, in un anno di Palermo: 14 presenze, apparizioni da titolare con il contagocce e un tecnico, Delio Rossi, che non lo vedeva granché. Anno orribile, dicevano i latini. Anno drammatico. Tremendo. E qui lo sport, il calcio, che della sua vita è comunque l’asse portante, non c’entra nulla: è l’8 dicembre 2009, quando muore sua madre Nadia.
Lele è tramortito e annega nella disperazione. Tristemente logico, del resto. E a consolarlo non c’è neanche il calcio: del Palermo dei miracoli non è un protagonista. La rabbia cresce, il fuoco arde: Napoli come una chimera. È la città che lo ha conquistato ed è anche la squadra che lo ha rilanciato: è lì, che Blasi vuole tornare. E non lo nasconde: «Mi giocherò una chance in azzurro», ripeteva di continuo, già a metà campionato rosanero, agli amici.
E a conferme della sua voglia di revival, c’è anche una casa: quella di Posillipo, di proprietà di Fabio Cannavaro. Il mediano l’aveva affittata nel corso della sua esperienza napoletana e l’aveva conservata anche dopo la cessione in prestito al Palermo: «Tanto ci devo tornare». È accaduto. Ha vinto lui. E chi lo conosce racconta che è rinato: aria di Napoli. Anzi, di Folgaria: il maratoneta è tornato. Non resta che attendere il guerriero: è così che lo chiamava il popolo del San Paolo. È un giocatore così che vuole Mazzarri. E la favola è quasi completa: dalla disperazione alla gioia di un posto da titolare. Un traguardo possibile. Un chiodo fisso.
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