Dopo due anni dalla prima pubblicazione, proponiamo l’aggiornamento dell’analisi del manager del private equity Fabrizio Vettosi, sui BILANCI DEL CALCIO NAPOLI. Lo facciamo nella consapevolezza che la realtà economica della società posseduta dal presidente De Laurentiis stia, per certi aspetti, virando la propria missione uniformandosi (o rischiando di uniformarsi) alle scelte “imprenditoriali” della maggioranza dei club professionistici del calcio nostrano, laddove:
- la gestione prevalentemente fondata sull’ambizione a generare risultati reddituali positivi attraverso la compravendita dei calciatori (Asset Playing), che però spesso genera un’incidenza del costo dell’area tecnica eccessivo sul fatturato;
- la stessa composizione dei ricavi, non è cambiata granchè negli ultimi anni, sempre troppo dipendente dai diritti tv e dallo “Stadio Virtuale”;
- gli investimenti nelle risorse immateriali e manageriali permangono ridotte al minimo, non credendo seriamente, i proprietari, che una sana strategia di marketing porti a risultati tangibili per il valore del club e per il suo fatturato e che, spendere 1 € al di fuori del rettangolo di gioco, sia uno spreco più che un’opportunità;
- la realizzazione dei nuovi impianti di produzione (vedi stadi) che, nella migliore delle ipotesi, è ancora al livello delle buone intenzioni.
Anche qui, i presidenti non pensano in concreto che lo stadio sia un reale fattore produttivo, che offrirebbe alle loro società opzioni strategiche e di business: eppure gli esempi all’estero non mancano, a partire dal ben noto “modello Tedesco”. Molti presidenti sono imprenditori che sanno bene come dal momento in cui decidono di avviare un’impresa, si debba partire dalla sede e dall’impianto di produzione, mentre nello sport questa regola basilare, chissà perché, tende ad evaporare.
Dello studio che Vettosi ci consegna, sugli ultimi anni di bilanci del Napoli Calcio, c’è da evidenziare come, da esperto analista finanziario, abbia lavorato sui numeri riportandone le proiezioni sui diversi grafici qui allegati, giungendo alle sue deduzioni e conclusioni. Ci piace sottolineare come rispetto alle diverse letture che sempre più spesso leggiamo dei bilanci delle società calcistiche, l’amico Vettosi non si sottrae dal fornirci una lettura oggettiva del significato aziendale di quei dati. Si tratta quasi di una “risonanza magnetica” della genesi di un successo che possiamo definire “compiuto a metà” e di cui vogliamo trasferirne i contenuti in chiave non polemica, bensì tecnica, per attivare ulteriori riflessioni e dibattiti nell’ambito dell’Industria del calcio e dello sport management.
Lasciando al lettore l’approfondimento di queste analisi e conclusioni, invitiamo a far attenzione ad alcune proiezioni originali a partire dalla valutazione del CASH FLOW, generato nei 10 anni, che ha consentito a De laurentiis di autofinanziare sia l’acquisto della società che le varie campagne di calciomercato. Se ci soffermiamo sulla valutazione dell’ultimo anno di bilancio, il bilancio 2013 ci mostra una disponibilità di soli 20 milioni, quindi non competitiva per puntare a sfide da “champions”: smentendo così in entrambi i casi le chiacchiere da bar riprese da molte pagine sportive, che hanno sempre raccontato di un Napoli salvato dalle risorse proprie della proprietà e di una capacità finanziaria cospicua (il tesoretto), da spendere.Ancora: l’elaborazione di due indicatori che misurano LA DISTANZA della SSCN e dei CLUB ITALIANI dai VALORI MEDI dei CLUB EUROPEI, soprattutto nella capacità di generare fatturati significativi oltre ai diritti tv (che tra l’altro in Italia essendo collettivi, non sono neanche prodotti da loro direttamente).
Ed infine, but not least, val la pena soffermarsi anche sull’introduzione dell’ INDICE DEGLI INVESTIMENTI INEFFICIENTI, che misura il costo dei calciatori scarsamente impiegati, stimato pari a 74 milioni, non lontani dai circa 80 indicati dal recente progetto presentato dall’ing. Boldoni per un vero ammodernamento dello stadio San paolo. Un dato simbolico che dunque ci pare sottolineare in maniera fotografica la VISIONE di FONDO della direzione De Laurentiis: meglio focalizzare l’attenzione sulla parte sportiva connessa al trading di calciatori che investire su risorse immateriali ed organizzazioni, anche se egualmente o forse più produttive, come stadio, centro sportivo, laboratori sanitari e risorse professionali.
CLICCA QUI per consultare l’intera analisi e QUI per leggere l’intervista integrale
Ecco alcune domande poste dai colleghi di Sponsornet a Vettosi:
Cosa emerge di particolare dalle ultime scelte del club di De Laurentiis?
Fabrizio Vettosi: Colpisce in particolare il potente e, forse inaspettato, turn around, posto in essere dal Top Management Partenopeo. Non vi è dubbio che, come non finirò mai di ripetere, Aurelio de Laurentiis è stato protagonista di un lavoro eccellente (e su tale punto consentitemi sempre di tessere anche un pò le lodi di Pierpaolo Marino) per i risultati economico-finanziari conseguiti. Tuttavia, proprio in virtù di ciò mi ha particolarmente sorpreso il netto cambiamento di rotta impostato nell’esercizio in corso in cui in pratica egli ha forse parzialmente sconfessato il “sentiero” tracciato negli anni precedenti.
Facciamo un passo indietro: qual è stata la caratteristica gestionale della società azzurra, che ne ha decretato il successo?
Fabrizio Vettosi: Gli anni precedenti, con grande abilità e sagacia è stata data esecuzione ad una attenta attività di scouting, che consentiva alla SSCN di acquisire “Diritti alle Prestazioni Sportive” (Calciatori), investendo somme adeguate per calciatori giovani e sottoponendoli a contratti lunghi, con favorevole impatto sul conto economico dal punto di vista dei costi operativi/personale (v. I casi di Lavezzi, Gargano, Hamsik, e perchè no, dello stesso Cavani).
Fonte: Sponsornet.it
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