Un po’ per una filosofia tutta sua. E poi per metodo di lavoro. Per esperienza. Opportunità. Bigon è fatto così. «Nessuna fretta, c’è tanto tempo ancora, il mercato è lungo» . E allora niente ansie. Valuta, monitora, riflette e soprattutto aspetta scenari adesso neppure immaginabili. Attende Bigon. Attende eppur si muove. Anzi s’è già mosso. «Abbiamo preso due calciatori e siamo solo a maggio. Per Andujar ci siamo addirittura anticipati a gennaio. E su Koulibaly ci siamo dati da fare da mesi. Anche se non è ufficiale». Non ancora. Lo diventerà. Ha già fatto le visite. E’ stato a Castelvolturno, ha stretto la mano a De Laurentiis e s’è portato pure i compiti a casa per le vacanze. Benitez gli ha fatto la prima lezione di tattica. A tavola. Lingua inglese. Le tovaglie come un campo. Le posate per avversari. Il resto erano gesti, sguardi e quel linguaggio universale che è di chi gioca a calcio. L’esperanto del pallone per capirsi, il politichese per sfuggire. E’ l’idioma tipico di chi sta dietro una scrivania. Poche ammissioni, tanti depistamenti e qualche amabile bugia.. E’ il mestiere che è così, e Bigon, a radio kiss kiss, lo esercita con stile. Mascherano il tormentone da cui prova a scappare. «Capisco che è il nome che fa più gola ai tifosi, ma noi non ci fermiamo a questi criteri. Quel che conta è trovare il giocatore con la caratteristiche congeniali alle nostre esigenze. Quello giusto al posto giusto. Ma senza fretta». Sin prisa, sin pausa: sintonia totale, Bigon e Benitez. Non si agita. Però neanche sta immobile. Contatti, bozze di trattative e attenzione a quel che accade, quel che può accadere. L’incontro tra il procuratore del Jefecito, Tamer, e il Barcellona, fissato nel week end, è il bivio. Da lì Mascherano prenderà la sua strada: rinnovo o addio. Due strade, e una, economicamente tortuosa, porta anche a Napoli. Affare d’oro. Complicato. Cifre alte come una salita ripida. Quattro milioni e mezzo almeno l’ingaggio da cui cominciare a discutere. E poi i bonus, il costo del cartellino e un equilibrio tutto da trovare nella gestione delle risorse disponibili. Tra entrate e uscite. Mica poco. «Fa però gola Mascherano» . Eh sì. E’ lui il top, l’identikit perfetto per Benitez. Carisma, personalità, forza e duttilità tattica. Sembrava aver già fatto una scelta, andare via, poi le parole di stima di Luis Enrique e da lì la necessità nuova di parlarsi, vedersi, riaggiornarsi. A breve. Col Napoli che sta lì, aspetta e intanto si guarda intorno. «Siamo un club appetibile a tutti. L’obiettivo è sempre migliorare la rosa, crescere, vincere qualcosa. Abbiamo diverse possibilità». E quindi anche nomi. Gonalons è l’altro profilo giusto. Parametri economici, tecnici e tattici a posto. Il Lione vende, ora. Ma è il Napoli che temporeggia. Strategia di attesa. Dovuta. Per principio, innanzitutto. Che rabbia quel dietrofront di gennaio quando l’operazione era più chec chiusa. E poi perché così il prezzo può ancora scendere. E le alternative comunque non mancano. Metà centrocampo sarà rifatto. Via Behrami (l’Inter pressa – bocciato l’inserimento di Kuzmanovic nell’operazione, con Mazzarri che butta un’occhio anche a Zuniga) e Dzemaili. Ne arriveranno due e il listone è ancora lungo. Javi Martinez è l’ideale che a certe cifre sembra quasi irreale. Sandro del Tottenham un’opportunità concreta. Possibile. Considerata. Mario Suarez invece la situazione in evoluzione. Contatti, offerte, ammiccamenti, ma pure il rito delle smentite. Tipico. Clausola rescissoria fissata a 24 milioni. L’Ateltico Madrid, e Quillon il procuratore (lo stesso di Benitez), fanno la loro parte. Il Napoli, la sua. «Niente fretta, c’è tempo» . Per tutti. Per tutto. Per i sogni…
Fonte: Corriere dello Sport
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