E vabbé ch’è un altro mondo, lanciatissimo verso il futuro; che ha orizzonti immensi e un’economia che cavalca; e vabbé che poi ci sarà la Supercoppa e bisognerà industriarsi per viverla, calandosi completamente in essa. E vabbé: però ciò che resta in Italia, dall’altra parte dei cellulari, è un universo dal quale non ci si stacca mai completamente, perché il mercato resta e impone a Riccardo Bigon di mescolare gli orologi, di starsene sveglio quando bisognerebbe dormire e di lasciare sul comodino il telefonino vivo e vibrante. Venticinque giorni al suono del big ben, però prima conviene rimanere con gli occhi spalancati su ciò che accade in giro, ovunque, in Italia e però anche in Sud America, per capire, meditare ed eventualmente definire: ciò ch’è fatto è un centrale difensivo (Gamberini), un interditore di centrocampo (Behrami) e poi un acquisto fatto in casa – Pandev – un figliol prodigo – e quanto – come Insigne rientrato cresciuto; e Britos ricostruito nel fisico e Donadel per il momento nel morale e Vargas guidato per mano, affinché si provi, con certificazione autentica, che quegli undici milioni di euro per il pallone d’argento del Sud America spesi possano essere almeno benedetti. Il calcio del Terzo Millennio non consente soste, se ne infischia dei fusi orari e procede con i suoi ritmi, incalzando con le esigenze: un esterno, chissà; e se poi dovesse scapparci un investimento in prospettiva. Pechino è così distante e però anche così tecnologicamente vicina alla penombra scelta come stile di vita dal diesse e ciò che si può scorgere spalancando la porta d’Oriente è il fascinoso mistero del mercato. Perché domani è sempre un nuovo giorno buono per chiudere un affare.
Bigon, un anno fa….
«Prendemmo Pandev all’ultimo giorno di mercato. Stavolta ci siamo mossi prima, giocando d’anticipo, ed il primo colpo è stato proprio lui».
Però c’era già….
«Ai fini giornalistici e consumistici, diciamo così. Ma il Pandev di quest’anno è un acquisto autentico: intanto, nella passata stagione aveva Lavezzi davanti a sé. Poi era reduce da qualche stagione così e così. Ora è padrone dell’ambiente, sa cosa s’aspetta da lui Mazzarri e sa cosa può darci. Oggi Goran ha una sua leadership nello spogliatoio. Praticamente è un altro calciatore».
L’attacco sprizza energia da ogni poro di Insigne.
«E’ il premio al progetto societario. E’ stato stabilito un percorso, che lo ha ricondotto a noi dopo una crescita graduale. E’ maturato ed è una sorpresa autentica ma non in campo, dove già si era presentato, bensì fuori: ha l’atteggiamento giusto, ha cultura del lavoro, ha testa. E’ un uomo che dimostra più anni di quelli che ha».
E’ un talento…
«Da coltivare, da tutelare. Le pressioni gli vanno tolte di dosso. Poi che sia bravo è indiscutibile».
Vargas è soprattutto undici milioni di euro….
«Per ora, perché non ha avuto ancora modo di far vedere cosa sa fare. Ma ha giocato poco più di cento minuti, ha dovuto inserirsi in un una squadra che andava benissimo; che non offriva spazi; ha dovuto superare le difficoltà di inserimento. Noi crediamo in lui, tant’è vero che l’abbiamo preso».
Vorrà mica andare in vacanza, Bigon?
«Le esigenze del Napoli non si sposano con quelle bulimiche del calcio: noi abbiamo una squadra fatta, però non ce ne stiamo con le mani in mano. Osserviamo, sondiamo, valutiamo. Eventualmente, interveniamo. Ma il gruppo c’è e tutto ciò sottolinea il lavoro del passato. Noi a gennaio del 2011 siamo andati a prendere Fernandez, innesto mirato in prospettiva, che adesso è qui e sta dimostrando quanto valga. Ma potrei citare altri».
Mercato con il freno a mano tirato: Gamberini e Behrami.
«Mercato strategico, perché i rinforzi son dentro la struttura: Britos non s’è visto, Donadel neppure, di Vargas abbiamo detto e di Pandev pure; e poi c’è Insigne. Fate voi il conto, siamo a sei o a sette uomini che sono in grado di fornire valore aggiunto rispetto al passato. Mica bisogna spendere per forza, per il gusto di farlo?».
Che Napoli avete costruito?
«Una squadra con uomini di valore, forti della continuità del progetto. C’è coesione, non esistono scontenti: chi ha ritenuto giusto andare altrove è andato e chi invece doveva andare per giocare ha avuto la possibilità richiesta».
Il fine settimana adesso si lavora.
«Vitale va alla Ternana, Hoffer all’Eintracht Francoforte. Stiamo verificando alcune situazioni che riguardano Rinaudo».
Veramente le chiedevamo d’acquisti…
«Ripeto il concetto: c’è una struttura collaudata. E’ chiaro che siamo vivi».
Andiamo al cuore del problema: Cissokho?
«Premessa importantissima: noi a sinistra siamo coperti. Abbiamo Zuniga e Dossena, sono scelte mirate. Però non posso nascondere che abbiamo avuto modo di interessarci a Cissokho, in passato. E ora lasciamo che scorrano queste ore che conducono alla chiusura, osservando».
Avevate pensato anche a Schelotto?
«Se le dico su chi abbiamo avanzato domande esplorative, ci riempie un giornale. Perché il mercato è questo: si indaga, si riflette. Però è vero che tra le dieci soluzioni c’è finito dentro anche Schelotto».
La nosta bottega è sempre aperta: l’ha detto De laurentiis.
«A proposito di eventuali innesti prospettici, però….».
Infatti: Cirigliano è un ragazzino….
«Ed è tra quelli che hanno stuzzicato il nostro interesse. Però noi a centrocampo siamo in tanti e ognuno di questi ha non so bene quante partite alle spalle. Devo dire che Cirigliano ha comunque qualità».
Ma Gargano sembra destinato a movimentare questo mese di agosto…
«E chi lo dice? Per noi non è in uscita. Vero che ci sono squadre interessate a lui, ma prima che si concretizzi una manovra in uscita servirà far coincidere vari interessi. Gargano è uno dei nostri».
Questa è la quarta stagione di Mazzarri.
«Abbiamo la fortuna di avere un allenatore capace di innovare sempre. E’ la garanzia di un Napoli che con lui in panchina ha avuto un percorso stratosferico. E’ la guida riconosciuta d’una squadra che lui ha plasmato e modellato».
Vi sentite tra i favoriti?
«Venivamo considerati tali nella scorsa estate, sull’onda emotiva della qualificazione in Champions. Ma stavolta mi sembra che le attenzioni vengano giustamente rivolte ad altri. Noi preferiamo il profilo basso, però siamo consapevoli della bontà di questo Napoli che negli otto anni dell’era De Laurentiis ha scalato il calcio seguendo un proprio percorso. Qui c’è una filosofia manageriale ispirata da un presidente che ha un’idea vincente».
Cavani quando firma…
«E’ arrivato da Londra ed era un po’ stanco, perciò gli abbiamo lasciato due giorni di riposo. E’ in ritiro dal 27 giugno, ha fatto vacanze ridotte. Di altro non parliamo: la nostra prossima missione è Pechino».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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