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Bigon, furia sull’arbitro

Il ds azzurro: "Con Damato siamo davvero sfortunati..."

Visto, già visto: e quando ormai neanche la doccia bollente è riuscita a scacciar via l’ira che monta dentro, il Napoli esce dallo stanzone e riavvia il replay: «Non abbiamo troppa fortuna con Damato». Visto, già visto il 7 febbraio del 2010: perché ora ch’è finita, ciò che emerge dalla memoria è il filmato d’una sfida vecchia di tre anni e però non ancora dimenticata; anzi, riemersa dall’archivio personale come un incubo, che Riccardo Bigon, il ds, riattraversa con un filo d’amarezza e un carico di rabbia repressa: « Vado in panchina da un bel po’, ho messo assieme oltre trecento partite e nella mia carriera sono stato espulso una sola volta: in quella circostanza, quando un rigore su Maggio divenne simulazione. Dopo 15 risultati utili consecutivi, fummo sconfitti qui al Friuli. Stavolta abbiamo pareggiato, va… E però, per quanto mi riguarda, nell’occasione dell’intervento su Cavani ho dovuto contare fino a venti per non rischiare il secondo rosso. Qui sbagliano tutti, i calciatori ed i dirigenti e pure gli allenatori: ma stavolta mi pare che sia andata diversamente e il dovere che abbiamo, adesso, è quello di far valere le nostre ragioni». 

IL CASO – Le immagini a volte servono e quello che dall’alto sembra un rigorino, con l’impietosa telecamera diviene un episodio da moviola assai palpabile: pallone in area, ci va Cavani, ci va anche Allan, che prende il polpaccio del Matador e scatena la panchina, controllata sì però furente. E’ andata: Udinese 0, Napoli 0 e mentre la Juventus s’avvicina, un puntino bianconero che s’ingrossa, i volti di quell’universo azzurro sono paonazzi dinnanzi ai piccoli-grandi schermi che va ad occupare Bigon, lasciando i calciatori in silenzio, provando a tutelarli, perché qualcuno vorrebbe anche sbottare e richiedere ciò ch’è stato negato. «Con la Sampdoria e con l’Udinese abbiamo creato tantissimo ma non siamo stati premiati né dalla sorte, né da alcuni episodi. E’ chiaro che dinnanzi ai microfoni l’unica cosa che si può chiedere è di fare attenzione, però il fallo è lì, mi sembra che ci sia poco da aggiungere. Cosa volete che aggiunga?». 
SI CONTINUA – C’è dell’altro (ora, a partita conclusa) fuori dall’area di rigore: c’è la Juventus che incombe minacciosa ed una città che è già pronta a mandarne sessantamila allo stadio; c’è una classifica che ha un suo valore – lo scudetto a sei punti e Lazio e Milan che stanno inseguendo – e c’è dunque un’analisi a tutto campo a cui non ci si può sottrarre e che Bigon va a sintetizzare. «Stiamo in salute e lo abbiamo dimostrato anche contro l’Udinese: questa è una bella iniezione di fiducia per la partita di venerdì prossimo. La stagione è lunghissima, prevede ancora tante partite, propone impegni in campo internazionale per alcune nostre concorrenti: ma noi, vorrei sottolinearlo, non lanciamo il nostro sguardo soltanto verso la Juventus, ci preoccupiamo anche di chi sta alle nostre spalle e rappresenta una minaccia. In questa gara, è venuto fuori anche Armero: aveva bisogno di ambientarsi, ha giocato bene ed ha confermato di essere un elemento di grande livello. Ma se mi fermo a riflettere ripenso a un paio di scene». 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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