La parentesi di Albertino Bigon alla Lazio è una bella storia. «Avevo vinto lo scudetto con il Milan, non volevo cambiare aria. Bob Lovati fece un pressing asfissiante, non c’era più Maestrelli che avevo avuto a Foggia come allenatore e come secondo padre. L’esperienza in bianco celeste fu breve ed intensa, arrivai e retrocessero la squadra per la storia delle scommesse. Ma ho ricordi forti, belli, sentimentalmente la Lazio è la mia seconda squadra».
La prima è il Napoli, ovviamente. «Vivere lì da giocatore e poi da allenatore è stato qualcosa di affascinante. Unico.Magico. Per quelli della mia generazione, che iniziavano a scoprire l’Italia negli anni Sessanta, vivere e portarsi in giro la famiglia a Milano,Roma e Napoli è stato indimenticabile».
Ovviamente erano altri tempi, era un altro calcio. Ma Lazio e Napoli sono state le sue squadre del cuore,vero Bigon? «Mi legano ricordi eccezionali a queste due città. A Roma avevano vintolo scudetto da poco,mi fecero capitano, ero diventato il simbolo della nuova Lazio. Lo scandalo del primo totonero azzerò tutto: fu un’esperienza dura, difficile ma non rimpiango di averla fatta».
Napoli è il dolce ricordo di uno scudetto pazzesco, una passione mai tramontata. E non solo perché in azzurro oggi lavora suo figlio Riccardo, ds del club. «A Napoli ho raccolto i frutti del mio lavoro. Venivo da Cesena, mi ritrovai ad allenare Maradona. Parentesi memorabile della carriera, una stagione strepitosa. Vincemmo il secondo titolo tricolore della storia azzurra e una fantastica Supercoppa con cinque gol rifilati alla Juventus».
Lo scudetto arrivò, guarda caso, con un Napoli-Lazio. «Sapevamo che ci sarebbe bastato il pareggio ma fu una faticaccia preparare quella partita. La città impazzita preparava i festeggiamenti e io dovevo riportare calma e trasmettere concentrazione. Facemmo gol subito con Baroni e capii che era fatta».
Questa volta non c’è niente in palio se non un temporaneo terzo posto. «Però può essere un crocevia importante per entrambe.Da tempo dico di fare attenzione ai biancocelesti, sono una bella squadra e giocano bene. Hanno avuto difficoltà all’inizio, tre sconfitte nelle prime quattro gare ma l’allenatore era nuovo e Felipe Anderson si era nascosto. Quando il brasiliano è esploso ha fatto della Lazio la rivelazione del torneo. Ora bisognerà vedere la sua assenza come influirà sulla squadra».
Pioli contro Benitez, due allenatori diversi. «Rafa ha enorme spessore ed esperienza da vendere, predica un calcio spettacolare e ha un’idea di gioco che si avvicina molto a quella dei grandi club europei. Pioli è incredibilmente concreto, razionale, riesce a tirar fuori il meglio dai calciatori che allena. Se ha una Ferrari la guida a trecento all’ora. Se ha una cinquecento non supera i cento».
Il Napoli è inciampato dopo l’impresa di Doha. «Quando vinci una Coppa importante ai rigori dopo c’è sempre un prezzo da pagare. Ci stava la sconfitta in campionato ma perdere in quel modo è brutto, mi sono rimaste dentro rabbia e amarezza. Se fosse stato un incontro di boxe, sarebbe finito ai punti in parità».
Davanti non c’è più spazio per il Napoli. «Sarà Juve-Roma per lo scudetto con Allegri favorito. I giallorossi hanno sprecato troppe occasioni».
Resta solo la bagarre per il terzo posto. «Rientrerà l’Inter che si sta scatenando sul mercato. Forse sarà una corsa a tre per l’ultimo posto Champions».
Che partita immagina all’Olimpico? «Lazio e Napoli giocheranno in velocità, forse Benitez farà più possesso palla e Pioli più contropiede. A meno che loro non decidano di attaccare subito ma questo sarebbe un rischio notevole».
Perché il Napoli ha deluso le aspettative? «Si è dimostrato alla pari di Juventus e Roma, a volte anche superiore. È mancata la carica agonistica contro le piccole, ha buttato via un’infinità di punti. Non so se per mancanza di concentrazione o per scarsa cattiveria.Peccato»
Fonte: Il Mattino
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