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Biglietti falsi e bagarini, s’indaga sul San Paolo

Allo stadio senza biglietto. O con il biglietto falso. O, peggio ancora, con un tagliando originale ma intestato a una terza persona. Non bastavano le cronache da un San Paolo colabrodo, preda delle orde di teppisti mascherati da ultrà che riescono a entrare come e quando vogliono in curva A e in molti altri settori dell’impianto di Fuorigrotta. C’è ancora molto altro da raccontare. A cominciare dal grande mercato dei biglietti, un affaire storicamente nelle mani dei bagarini. Un business che fa girare tanti soldi, e che ha indotto la Procura della Repubblica ad avviare un’indagine che si muove lungo molteplici direzioni. L’inchiesta è quella dei pubblici ministeri del pool «reati da stadio», creato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo: una squadra di inquirenti giovani e preparati, il primo esperimento su scala nazionale che garantisce un livello di specializzazione su tutte le situazioni che configurino ipotesi delittuose dentro, ma anche immediatamente fuori lo stadio. Ma veniamo a questa nuova indagine. In Procura sono giunti negli ultimi giorni numerosi fascicoli e almeno due informative molto dettagliate. La prima, della Digos della Questura, che sta seguendo il versante della immissione sul mercato di biglietti falsificati e degli ipotetici legami tra chi gestisce tale attività e gli ambienti del tifo organizzato; la seconda curata invece dalla Guardia di Finanza, e specificamente dai militari del Primo gruppo, che si concentra invece sulle attività di vendita dei biglietti della Società Sportiva Calcio Napoli attraverso i suoi punti vendita ufficiali, dalla Azzurro Service a quelli sparsi in città e in provincia. Per oltre un mese militari delle fiamme gialle in borghese hanno monitorato la situazione. Hanno osservato i movimenti, le vendite dei biglietti e i bagarini in azione all’esterno dello storico punto vendita di via Galeota, a dua passi dal San Paolo. Poi hanno scritto una dettagliatissima informativa che ora è al vaglio dei magistrati inquirenti. Ci sono molte cose che sembrano non quadrare. La prima: com’è possibile che i tagliandi d’ingresso al San Paolo – che vanno acquistati presso le rivendite autorizzate, e non più di due (al massimo) a persona, finiscano a centinaia tra le mani dei bagarini, che imemdiatamente li rimettono in vendita a prezzi triplicati? Così è accaduto – solo per fare un esempio recente – in occasione di Napoli-Liverpool di Europa League, ma così succede regolarmente a ogni vigilia di partita casalinga del Napoli. Le regole della Società Sportiva Calcio Napoli sono ferree,: nei punti vendita ufficiali e nelle tabaccherie è vietata la vendita di più di due biglietti a persona, ed è indispensabile mostrare – all’atto dell’acquisto – un documento di riconoscimento valido. Per la cronaca, in queste ore vanno a ruba i biglietti in occasione di Napoli-Steaua sono stati venduti già 30mila biglietti. Ma, in generale, c’è qualcuno che evidentemente bara. Il sistema per eludere questi sbarramenti consiste nel presentare fotocopie di carte di identità; o – peggio ancora – ma questo non è il caso della Azzurro Service – nel copiare dall’elenco del telefono nominativi di ignari prestanome che verranno poi stampigliati sul biglietto d’ingresso al San Paolo. Il gioco è quasi fatto. Non resta che eludere i controlli ai tornelli d’ingresso. E qui entrano in campo i soliti bagarini, che spesso e volentieri rivolgono velate minacce agli steward, invitandoli a chiudere un occhio e a non essere troppo fiscali nel controllo incrociato tra l’identità del portatore del biglietto e il nominativo riportato sul tagliando. Niente di nuovo sotto il sole. Siamo alle solite, nonostante tutti i migliori tentativi di blindare un sistema pieno di falle. Fatta la legge, trovato l’inganno.

La Redazione
C.T.

Fonte: Il Mattino

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