Ottavio Bianchi, l’allenatore del primo scudetto, quello delle pagine storiche con Diego Maradona, sfide indimenticabili contro la Juventus.
Come si prepara una partita del genere?
«Le motivazioni sono già fortissime: un allenatore non ha bisogno di caricare ulteriormente i suoi calciatori anzi da un certo punto di vista non deve fare salire troppo la tensione. Quello che serve è la piena convinzione nei propri mezzi, la sicurezza nelle giocate che vai a fare accompagnate da positività».
E l’aspetto tattico?
«Importante anche quello, ovviamente. In questo sia Mazzarri che Conte sono molto bravi. Gli undici base si conosceranno a memoria, ognuno saprà perfettamente cosa fa il diretto avversario. Potranno essere determinanti i cambi in corsa, l’inserimento di qualcuno dalla panchina o le giocate diverse da quelle tipo di chi già è in campo. Conta l’effetto sorpresa, anche con il cambio di modulo in corsa».
Come si decidono sfide così?
«Vince sempre la squadra nel suo insieme, si confronteranno due collettivi tra l’altro ottimamente organizzati. Per vincere partite del genere deve funzionare la squadra alla perfezione, c’è bisogno che vadano in campo tutti quanti al cento per cento della condizione. Sono partite che si giocano quattordici contro quattordici».
La Juve come si ferma?
«La Juve gioca a memoria, ma chiaramente il punto di riferimento è Pirlo. La prima cosa sarebbe fermare lui, limitarlo il più possibile: per battere la Juve innanzitutto bisogna ingabbiare il suo regista».
E nel Napoli chi può decidere lo scontro diretto?
«Le partite si vincono con il collettivo ma è chiaro che poi il gol, la giocata decisiva si aspetta sempre da chi ha maggiore qualità. E nel Napoli ovviamente il pensiero va a Cavani e Hamsik».
Un altro fattore decisivo?
«L’esperienza, l’abitudine a giocare determinate partite al vertice. Nella Juve ci sono diversi giocatori così, ma anche il Napoli ha diversi nazionali».
Sfida scudetto, le percentuali?
«Cinquanta e cinquanta. Certo giocare al San Paolo è un vantaggio anche se i bianconeri sono abituati a certe pressioni. Ma la spinta dei tifosi napoletani si sente. E poi la Juve quest’anno, anche se ha più punti dell’anno scorso, ha già perso quattro partite. Quindi, è più vulnerabile».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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