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Bergomi avverte: «Attenti, Hodgson non è uno sprovveduto»

«All’Inter non era così difensivista ma poi ha imparato a puntare sul contropiede»

Non è mai stato un mago. «Ma non era neppure quello che volevano far credere: l’ho sempre stimato, ho sempre apprezzato la sua preparazione e le sue capacità di motivare gli uomini. Io penso che in Italia sia stato troppo sottovalutato». Beppe Bergomi ha conosciuto Mister Roy Hodgson in una calda giornata di sole nell’estate del 1995, alla Pinetina. Il tecnico di Croydon era stato da poco scelto da Moratti per guidare l’ennesima rinascita dell’Inter di quegli anni.
Bergomi, in Italia il ct inglese viene ricordato solo per Roberto Carlos, e per quella volta che Zanetti cercò di picchiarlo in campo, durante la finale di Coppa Uefa.
«Una grande ingiustizia per uno come lui. Non è mai stato considerato per quello che veramente valeva. È un tecnico di spessore, e lo era anche 17 anni fa».
Ma è passato alla storia per aver preferito Pistone a Roberto Carlos.
«Una leggenda. La verità è un’altra: fu la società che non riuscì a dire di no ai 13 miliardi del Real Madrid per il brasiliano. E lui portò addosso la croce in silenzio per spirito aziendale. Me lo confidò lui stesso nello spogliatoio alla presenza di Giacinto Facchetti che non smentì. Fosse stato per lui il brasiliano sarebbe rimasto all’Inter».
E lei non sarebbe mai stato costretto a fare il terzino sinistro?
«Per il mio ruolo avevano preso Angloma, io non giocavo più. Me la presi e decisi di affrontarlo faccia a faccia. Hodgson è uno schietto e leale: mi propose di prendere il posto in difesa proprio di Roberto Carlos. Pur di giocare dissi di sì. Mi ha motivato come pochi altri nella mia carriera. È il suo marchio».
Queste qualità le vede anche nell’Inghilterra?
«Gerrard nel Liverpool non mi pare che si sacrifichi così tanto in fase difensiva. Con la nazionale lo fa e lo fa anche bene. Su di lui immagino che l’opera di convincimento non sia stata molto semplice».
Gli inglesi per lei sono una sorpresa?
«Non tanto. Sono una squadra organizzata che ha in Milner, Young, Lescott degli uomini capaci di dare una personalità al gioco».
A proposito di qualità, l’Italia sembra avere qualcosa in più?
«Questo è vero, quando vedo Marchisio, Pirlo e De Rossi penso che nessuno possa vantare un simile potenziale a centrocampo. Ecco, lì in mezzo gli azzurri non hanno rivali in questo Europeo».
Sarebbe stato meglio affrontare la Francia?
«No. Meglio gli inglesi, contro di loro siamo favoriti, contro i francesi non credo. I transalpini non vanno mai d’accordo tra di loro, ma hanno talento. E tecnicamente forse ci sono persino superiori».
Hodgson ha imparato qui da noi a difendersi in maniera così massiccia ma ordinata?
«Penso proprio di sì. Ma ha imparato con il tempo il 4-4-2 e a usare le ripartenze. Perché con l’Inter non era proprio così concentrato sulla fase difensiva: pensava molto di più a quella offensiva».
Come vanno affrontati?
«Tecnica e velocità. Che poi sono le caratteristiche principali della nostra Nazionale. Ma Hodgson non è uno sprovveduto, saprà prendere le contromisure».
E Mario Balotelli?
«Io lo farei giocare sempre. Anche se non è facile capirlo: avesse giocato con me avrei passato molto tempo a parlargli perché lui ha bisogno di sentirsi importante. Come lo fa sentire importante Mancini».
Pronostico finale per l’Europeo?
«Con il cuore l’Italia. Ma penso che ora la Germania sia la favorita».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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