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Benvenuti a “Pocholandia”

Le ottime prestazioni e i gol magici di Lavezzi stano facendo divertire i tifosi napoletani

Venghino signori, venghino. Entrate nel regno incantato di Pocholandia se vi volete divertire guardando una partita di calcio. Non si vedono le solite giocate o gol normali, se in campo c’è Ezequiel Lavezzi lo spettacolo è assicurato. Vale tutto il prezzo del biglietto, che si tratti di gare Champions o di campionato. L’attaccante argentino è cresciuto a dismisura e se prima venivano evidenziati i suoi dribbling “spaccadifese”, adesso viene applaudito anche per le reti magiche che segna. Quella di domenica sera contro l’Inter è stata fantastica, da gran campione della pedata. Il  destro a giro a volo su assist di Dzemaili si è andato ad infilare nell’angolino dove Julio Cesar  proprio non è riuscito ad arrivarci. È stato un colpo di biliardo, un’opera d’arte che ha fatto  impazzire nuovamente i tanti tifosi napoletani presenti al San Paolo e quelli che erano a casa. Sta  viaggiando su ritmi altissimi il Pocho. Prima della partita con la Fiorentina aveva realizzato solo quattro gol, una miseria rispetto alla continuità di Cavani. Ebbene, dalla sfida del Franchi in poi ne  ha firmati altrettanti in tre match. In Champions, dove nella fase a gironi era rimasto asciutto, ha  addirittura griffato una doppietta. E che doppietta. Con un po’ di attenzione in più avrebbe potuto  fare anche il tris. Un vero e proprio show quello di Lavezzi nell’Europa che conta e per non fermarsi sul più bello si è ripetuto pure contro l’Inter. Lucio e company non riuscivano a prenderlo  domenica sera al San Paolo. Hanno tentato di azzopparlo ma non ci sono riusciti. Avrebbero avuto  bisogno di un bazooka per tenerlo lontano dall’area di rigore. E forse neanche ce l’avrebbero fatta. Con il pezzo pregiato di domenica, Lavezzi è arrivato a quota sei reti nella classifica cannonieri.  Praticamente ha già eguagliato le segnature della passata stagione. Il record personale da quando  indossa la casacca partenopeo è di otto gol. Successe nel suo primo anno e nel terzo. Nel secondo,  invece, si fermò a sette. Per come stanno andando le cose sembra che sia la volta buona per poter raggiungere la doppia cifra. Sarebbe un traguardo non male per un Pocho che non è un bomber di razza. Va detto, però, che non è un rigorista e di conseguenza deve solo contare sulle reti su azioni o su punizione. Rispetto al passato viene servito di più dai compagni di squadra e poi sta provando a calciare anche da lontano. A Firenze, per esempio, beffò il portiere viola con un piatto destro dai venti metri che chiuse definitivamente i conti. La prodezza è senza dubbio quella del pareggio col  Chelsea al San Paolo. Il Pocho non poteva fare di meglio nel suo esordio da goleador in Champions  League. Dopo aver fintato il passaggio a Cavani, l’argentino, al limite dell’area, si portò il pallone  sul destro e a giro (modello Del Piero) mise ko Cech. Una magia da campione, modello Messi, suo  grande amico. Certo, non ci si può paragonare alla pulce del Barcellona ma andando avanti di  questo passo ci si potrebbe avvicinare. Lavezzi, però, non vuole somigliare a nessuno. Ha  intenzione di essere ricordato come Pocho è basta. Una cosa è certa, sta facendo sognare nuovamente i napoletani come ai tempi del grande Diego Armando Maradona. Il pibe è un totem  per i fan partenopei. Nessuno si permetterebbe di tirarlo in ballo alla prima occasione. Va detto, però, che Lavezzi trascina la folla del San Paolo come nei bei tempi che furono. Lo stadio di Fuorigrotta impazzisce per il suo idolo. Quando contro l’Inter è uscito dal campo perché sostituito, tutti si sono alzati in piedi e al grido “Pocho, Pocho” è venuto in mente il famoso “Diego, Diego”. Il diretto interessato ha apprezzato molto e al termine della partita ha promesso amore alla sua gente. Forse non eterno, ma sempre di amore si tratta. «Io penso solo al Napoli», ha garantito l’argentino e  nessuno vuole pensare il contrario. Tutti si augurano che Pocholandia possa durare ancora a lungo.  Venghino signori, venghino.

Fonte: Il Roma

La Redazione

M.V.

 

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