Emanuele Calaiò al Napoli, è tutto. L’arciere torna nella sua città adottiva, che lo ha amato visceralmente e come un figlio, dopo cinque anni trascorsi a Siena, dove si è consacrato definitivamente, dimostrando a tutti che lui in Serie A ci poteva stare. Prelevato quando aveva ancora 23 anni dal Pescara, accettò la discesa in Serie C1 pur di far parte di un progetto ambizioso, quello del presidente De Laurentiis, di cui divenne presto la punta di diamante. Tra incomprensioni con Reja (che disse chiaramente di preferirgli Zalayeta in Serie A), gol bellissimi, periodi di digiuno ed altri di forma strepitosa con i suoi gol ha portato il Napoli in alto, dall’inferno al paradiso, a quella Serie A che con la maglia azzurra ha solamente assaggiato nel 2007 in un’annata per lui amara e con poche soddisfazioni. Dopo un grande quinquennio a Napoli, pieno di soddisfazioni ma anche di periodi no è arrivato il passaggio a Siena dove ha potuto godere della fiducia dell’ambiente per consacrarsi definitivamente in Serie A. A 31 anni ecco il suo ritorno, Manu è cresciuto e maturato, torna in una squadra totalmente diversa da quella di allora, che nel frattempo ha vinto una Coppa Italia e partecipato da protagonista alla Champions League, con gente del calibro di Cavani in squadra. L’arciere torna con l’etichetta di “vice-Cavani“, speriamo che non ne soffra e che si sappia integrare al meglio in una squadra diversa da quella di cinque anni fa, in un ruolo difficile, probabilmente quello che nessun calciatore e soprattutto nessun attaccante vorrebbe ricoprire, ossia il secondo di un mostro sacro come il Matador che probabilmente gli lascerà solo scampoli di partita. Arriva dopo un lungo inseguimento, dopo che Bigon e Mazzarri hanno cercato per molto tempo un calciatore con un identikit particolare, che fosse disposto ad accettare la panchina silenziosamente e con pochi problemi, insomma un calciatore che si faccia trovare pronto quando chiamato in causa. Nè Bianchi, nè Bobadilla, nè altri hanno accettato e così è arrivato lui, pronto a farsi riabbracciare dal popolo napoletano che riaccoglie un “vecchio amico”, un figlio adottivo di una città che lo ha amato per cinque anni e che ne ha fatto un idolo indiscusso del San Paolo. Nella sua vecchia esperienza napoletana ha dimostrato di aver bisogno di fiducia e di sentirsi importante per giocare bene e ad alti livelli, le incognite dunque ci sono e sta a lui dimostrare la sua maturazione anche a livello caratteriale. Napoli però si gode il ritorno del figliol prodigo, la città ha dato tanto ad Emanuele e lui ha ricambiato facendo quello che meglio sa: i gol. Torna qui nonostante l’importante offerta del Palermo, squadra della sua città, per far capire quanto il richiamo di Napoli sia stato troppo forte. Probabilmente tornerà a vivere al Vomero, quartiere natio della moglie, per il quale è stato visto passeggiare per cinque anni, sempre disponibile a fermarsi per una foto o un autografo, sempre gentile ed alla mano e pronto a godersi l’affetto dei suoi tifosi. Il calcio è bello anche per questo, Napoli è pronta a riaccogliere quell’arciere che per cinque anni ha fatto sognare la città. Bentornato Emanuele e che stavolta sia amore duraturo!
A cura di Dario Gambardella
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