Aria: e adesso almeno si respira, anche se la cappa rimane là, però meno opprimente. Aria: e ora perlomeno non c’è da boccheggiare, standosene con la testa tra quei nuvoloni, con il cervello che rischia d’andare all’ammasso, dopo essere perduto tra il San Mamés e il Chievo. Aria: e a Benitez, chiaramente, non può bastare, perché il calcio non fa sconti e ti ricorda che gli esami non finiscono mai. «E noi a Udine ci andiamo con carattere e con fiducia». Undici uomini e poi il carattere d’un giovedì matto e la fiducia figlia di quella reazione orgogliosa, da uomini veri ai quali non deve chiedere nient’altro che mostrarsi per quel che sono: 4-2-3-1, con un tiki-taka in salsa partenopea, però provando a verticalizzare un po’, a ritrovar la lucidità dei momenti migliori. «La vittoria contro la Sparta Praga è stata salutare e noi vogliamo continuare su questa strada e dimostrare che abbiamo sempre tanta qualità e tanta voglia».
LA VIA MAESTRA. Aria: perché stavolta va spazzato via quel clima di mestizia che sa tanto di vedovanza d’una Champions ormai perduta; e serve un filo di freschezza, di salubre impatto con la realtà, per riprendersi il (vero) Napoli e lasciarlo maturare rapidamente, affinché non sia troppo tardi. «A me la reazione di giovedì sera in Europa League è piaciuta tantissimo, ma questa è un’altra partita e dobbiamo confermare i nostri progressi: lo potremo fare soltanto mostrando lo stesso atteggiamento esibito contro lo Sparta Praga e dunque confermando che siamo forti. Io ho molta fiducia nelle potenzialità dei ragazzi».
BRACCIO DI FERRO. E allora: tre punti che servono come l’aria, la boccata d’ulteriore ossigeno per aver sempre più consistenza dentro, per continuare a soffiare sul passato che altrimenti ritorna. Ma basta con Bilbao e pure con il Chievo, però le ferite restano, s’avvertono sulla pelle d’una città che s’è trovata senza sogni e che vorrebbe riscoprirli sin da Udine, contro una avversaria che s’è elevata – recentemente – a bestia nera, che ha piedi fatati in Di Natale ed una giovinezza da far impallidire. Però, d’incanto, il Napoli è riemerso dalle sue stesse ceneri, ha cominciato a prender forma, ha smesso d’essere entità astratta e ha trovato in Higuain la propria stella polare: un rigore segnato per rimuovere quello sbagliato domenica, un assist di caparbietà per concedere a Mertens la possibilità di autografare una doppietta poi maestosa.
RIEMERSIONE. Però si gioca ogni tre giorni e ciò ch’è stato con lo Sparta Praga già non vale più: e per cicatrizzare quel malessere collettivo, per rimuovere l’ossessione d’una Napoli smarritasi nella Champions evaporata, Benitez ha uno e un solo mantra, non il «sin prisa e sin pausa», non il «tutti spalla a spalla», ma una ricetta in cui verrà chiesta la presenza degli uomini veri. «Noi dobbiamo continuare e mostrare l’orgoglio dell’ultima nostra sfida, io so cosa valgono i ragazzi». E perché non sia aria fritta…
Fonte: Corriere dello Sport
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