Ci si potrebbe perdere: come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina. Ma smarrirsi, no: meno cinque, ma la testa va ovunque, al tre maggio o all’Olimpico, alla Fiorentina o a Montella, alla coppa Italia e un pochino al mercato; però la strada da percorrere, lasciandosi guidare dal señor della panchina, è un’altra, per riuscire ad essere «il» Napoli. «Io ribadisco: bisogna pensare alla prossima partita, dobbiamo tentare di vincere questa» .
Codice. Il codice-Benitez è un concentrato di certezze quotidiane, è anche ironia allo stato puro ma soprattutto serietà granitica in quel gioco delle parti che trascina ovunque, innanzitutto intorno ad Hamsik: e in quell’orizzonte da rischiarare, spazzando via ogni nube, c’è la ventata d’energia da riservare a se stesso, al Napoli e a Marekiaro, ad un panorama ch’è indecifrabile perché è così che va il calcio. « Hamsik è fondamentale per me e per la società e io sono contento di lui. Oggi non è sul mercato e se domani si dovesse presentare qualcuno con un’offerta da capogiro…Mi accadde anche quando ero al Liverpool, con un mio calciatore. Però arrivarono tardi».
OCCHIO. Il futuro andrà riletto, perché adesso c’è dell’altro, c’è l’Udinese che spinge, c’è il richiamo dell’orgoglio, c’è la voglia matta di prendersi quel che si può, i record e la consapevolezza della propria autorevolezza: ed è vietato sbagliare, perché «il» Napoli proprio non può, anzi non deve, avendolo fatto troppo spesso e scarabocchiando la propria stagione. «Io sono coerente con me stesso ed è inutile che ci fermiamo a parlare delle situazioni che riguardano il mercato. Io ho in testa l’Udinese ed è questa la partita che voglio vincere, il regalo che vorrei farmi. Ma so bene sarà una gara difficile. Non vorrei che la finale di coppa Italia diventi una distrazione, aspetto risposte positive dalle prossime due gare: segnali che servano anche per quella sfida». Istruzioni per l’uso, insomma.
SU LA TESTA. Benvenuti nell’universo fitto di Napoli, in quel macrocosmo ch’è dominato dal sogno collettivo d’accomodarsi sulla propria nuvoletta ed osservare il mondo dall’alto. Tutte le strade portano a Roma ed i quindici giorni che separano dall’Evento richiedono però l’intervento massiccio d’un uomo che ne ha viste tante e che altre ne riserva per sè: «Ho appena festeggiato i 54 anni, mi sento vecchio… Ma ho ancora quindici stagioni dinnanzi a me. In queste ultime giornate, valuteremo appieno tutti: io devo capire chi è dotato di mentalità vincente e chi purtroppo no. Io e Bigon lavoreremo con idee chiare su rinforzi di qualità e prenderemo quelli che servono. Cercheremo di elevare gli standard in ogni ruolo, affinché ci sia competizione estrema. E perché io abbia materiale abbondante su cui riflettere sui calciatori attualmente in organico, mi serviranno partite vibranti. Perché me l’hanno insegnato a Madrid: chi arriva secondo, non conta».
SENZA PAUSA. E chi arriva terzo, vuol ribellarsi al destino. Cominciando da Roma. «Ma io penso all’Udinese, che gioca bene e ci ha creato difficoltà anche all’andata. Per me ogni partita ha un suo valore». Sin pausa, gente.
Fonte: Corriere dello Sport
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