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Benitez: ”Siamo in continua evoluzione!”

Ha visto Maradona. Rafa lo ha visto e poi mai più. E di certo non (s)cade nel classico giochino dialettico del paragone: troppo intelligente, Benitez. E anche scafato, misurato e abile con le parole come un vero giocatore di poker. E da pokerista consumato cala gli assi a ripetizione: «Nel mio Napoli non c’è un Maradona. Non esiste. Il mio Napoli si basa sul collettivo». Olè.

CASA ALBERGO – E allora, Rafa marcato da Marca. Intervistato e anche videoregistrato dal quotidiano spagnolo, nel corso di una lunga chiacchierata sui primi mesi del bis italiano sul divano di casa. Cioè su uno dei divani dell’albergo adiacente al centro sportivo di Castelvolturno, dove per il momento Benitez risiede. Vive. Sì, questa casa è un albergo, e in Spagna la storia ha talmente stuzzicato la curiosità, da meritare un video a parte in cui Rafa dimostra, orologio alla mano, di impiegare esattamente trenta secondi, o poco più, a raggiungere il suo posto di lavoro. Divertente.
LE RAMANZINE  -Sorride sempre, lui, il tecnico, è proprio una filosofia, e anche questo aspetto innesca la domanda-paragone rispetto al passato. Gli fanno notare che con gli anni sembra essere diventato più calmo e che non se lo immaginano impegnato in una ramanzina a martello con un giocatore: «Dipende dal momento: ci sono partite in cui non serve dire molto, e altre in cui bisogna essere più emozionali e mostrare il carattere».  
 

POSSESSO E CONTROPIEDE 

– Sì, la virtù sta nel mezzo, secondo Rafa. Anche dal punto di vista tattico. Del gioco: «Il Napoli è ancora una squadra in evoluzione. Mi spiego: prima del nostro arrivo, il gioco si basava sul contropiede e si lavorava per Cavani, mentre l’impianto che noi abbiamo cominciato a mettere in piedi è molto più imperniato sul possesso. Dunque, per il momento, viviamo una fase di transizione, di passaggio tra due idee di gioco. Però sia chiaro: il possesso non è fine a se stesso, bensì è un modo di intendere il calcio. Io, però, dico sempre che l’equilibrio è fondamentale: e dunque bisogna costruire una squadra capace di gestire il possesso quando deve e allo stesso tempo di giocare in contropiede quando serve». 

IL COLLETTIVO

 Poi, mirino sui singoli. Chi è il Maradona del suo Napoli? «Non c’è. Lui era molto al di sopra degli altri. Noi, invece, vogliamo giocatori 

Higuain è bravo e aiuta la squadra Callejon e Hamsik sono a quota sei reti

che possano essere funzionali e decisivi per il gruppo. La nostra squadra si basa molto sul collettivo, anche se, per esempio, c’è un Higuain che, sì, può essere più essenziale in certi momenti: Gonzalo non è un giocatore che sa soltanto segnare, ma è un attaccante che partecipa al gioco e aiuta la squadra a giocare meglio». Ma non finisce qui: «In questo Napoli c’è Callejon che ha realizzato sei reti in campionato, come Hamsik, mentre il Pipita ne ha fatti cinque. E quest’analisi spiega chiaramente chi siamo: alcuni giocatori sono fondamentali in attacco e altri in difesa».  

 

“CALLETI” DA ROJA

– Sì, Rafa cita Callejon, «e poi Albiol, molto importante per l’assetto e il gruppo, e Reina, che ha la nostra totale fiducia». Giusto. Ma è su Calleti (il soprannome di Callejon) che il discorso prende una piega interessante«Se è da Nazionale? Questo è il lavoro di Del Bosque e io non voglio mettergli pressione, però lui è un giocatore con caratteristiche che altri non hanno: in pochi hanno la sua capacità di inserimento, la sua abilità di smarcarsi. E poi ha voglia e lavora».  

REAL E SCUDETTO

– Spagna, Madrid. La sua terra e la casa blanca. Gli girano messaggi di qualche tifoso del Real che lo vorrebbe in panchina«Fa sempre piacere che la gente si ricordi di me e del mio lavoro, ma ora sono al Napoli e il Madrid ha il suo allenatore. Ancelotti: un grande tecnico». 

Domanda più diretta: crede che Florentino Perez la chiamerà per la terza volta? Magari dopo uno scudetto in Italia? «In questo momento penso soltanto a fare bene con il Napoli, così che le cose continuino ad andare bene. Per il resto, in generale ogni vittoria aiuta sempre: l’ambizione rinforza l’idea di essere competitivi». A proposito: il club azzurro è paragonabile al suo Liverpool e soprattutto al suo Valencia? «No, sono situazioni differenti: quei club erano già strutturati e organizzati, mentre il Napoli è partito dalla C e in niente ha compiuto un percorso spettacolare. Vincere qui sarebbe più gratificante rispetto a Valencia».  
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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