Che strano mondo, quello di Rafa Benitez. Tre anni fa, di questi tempi, vinse il Mondiale per club con l’Inter e firmò il divorzio da Moratti di ritorno dal deserto di Abu Dhabi. Lo spagnolo Ora, invece, esce fuori dalla fase a gironi di Champions e si ritrova confermato «per almeno altri otto anni» da De Laurentiis. Era il dicembre del 2010, ma sembra che sia passato una infinità di tempo. Benitez ritrova il suo passato italiano, un passato senza amore durato appena sei mesi. Gli resta un record difficilmente battibile, anche da parte dello Special One Mourinho: è l’unico allenatore a cui Moratti non abbia comprato un giocatore.
Alla mano, Benitez in 184 giorni di avventura interista (il contratto partiva dal primo luglio) ha guadagnato due milioni di euro di ingaggio e 3,4 milioni di buonuscita. È come se avesse portato a casa 29.347 euro al giorno, secondo un calcolo spietato fatto dai tifosi interisti all’epoca. Eppure Rafa in quell’arco di tempo ha conquistato una Supercoppa Italiana e soprattutto un Mondiale per club che la famiglia Moratti aspettava da 45 anni. La separazione fu inevitabile: i senatori di Mourinho gli facevano la guerra e lui non faceva altro che invocare l’arrivo di almeno 4 rinforzi («Se non vengono, me ne vado», disse facendo traboccare il fatidico vaso).
A Napoli, adesso, è tutto diverso: se lì a Milano sembrava un allenatore a tempo molto determinato, qui sulla panchina azzurra sembra quasi essere un allenatore destinato a restare a vita. Tra lui e De Laurentiis è amore vero. Tutto il contrario di quello che per Rafa provava Moratti. All’Inter appena poteva Benitez metteva in cattiva luce un po’ tutti come perfida vendetta per i maltrattamenti subiti. Al Napoli non ci pensa nemmeno: provate a trovare una sola frase detta dal tecnico spagnolo contro il club o contro la città. Non ce ne sono.
Lui a Napoli è al settimo cielo. Tanto da spingersi a dire: «Spero di poter conquistare la mia terza Europa League dopo quelle vinte al Valencia e al Chelsea. Credo che sia un traguardo possibile». Musica per le orecchie dei tifosi azzurri, ancora amareggiati dall’esclusione in Champions. Lo dice nel suo editoriale su The Independent: «La squadra ha raccolto 12 punti nel girone, il punteggio più alto della storia della Champions. Solo il Paris Saint-Germain nel ‘97-’98 aveva fatto 12 punti nel girone senza riuscire a passare il turno. Se vedo la classifica dello Zenit aumenta il rammarico. C’è tanto orgoglio per il modo con cui abbiamo giocato, sappiamo che stiamo diventando una buona squadra».
La vittoria del Dortmund è una ferita ancora aperta: «Speravo nel Marsiglia, e non volevo sbilanciarmi troppo. In mente avevo la gara interna del Liverpool contro l’Olympiakos nel 2004: dovevamo vincere con due gol di scarto e ne prendemmo uno all’inizio. Per fortuna ne facemmo tre e passammo il turno quella volta. Il gol del Borussia è stato un duro colpo. Dopo il nostro vantaggio ho creduto alla qualificazione visto che l’Arsenal non attaccava troppo ed era in inferiorità numerica. Il gol di Callejon è però arrivato troppo tardi. Ora però c’è l’Europa League, una competizione che ho già vinto due volte in passato. Per me è una rassegna speciale, in quanto l’ho vinta con Valencia e Chelsea. Darò il massimo affinché possa vincerla anche alla guida del Napoli».
Fonte: Il Mattino
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