ROMA – E ora, tra quei cocci, ciò ch’emerge dall’Olimpico è l’ottimismo d’una volontà feroce: perché mentre intorno l’amarezza dilaga e travolge, la missione possibile d’un allenatore è accomodarsi intorno al lettino e far accomodare quegli uomini stravolti nelle gambe e soprattutto nella testa. Roma 2, Napoli 0: e alla prima caduta, un ruzzolone che può lasciare segni, la psicologia (magari anche spicciola) deve avere un ruolo e una sua centralità, che sembra di scorgere nel Benitez che fatica come un disperato a buttar giù quel bicchiere di veleno. « I primi quindici minuti sono stati difficili, ma poi alla distanza siamo venuti fuori e nel primo tempo abbiamo fatto meglio noi. Abbiamo avuto due occasioni, purtroppo non le abbiamo sfruttate, e siamo stati puniti proprio prima del riposo. Ma la sfida si è chiusa al 71’».
L’«OSSESSIONE» – Visto dalla panchina, rivisto dinnanzi al video, l’insopportabile tormento è in quell’episodio che diviene il capitolo dominante di un’analisi a tutto campo nella quale gli schemi, gli atteggiamenti e le modalità di attaccare e difendere finiscono per rappresentare materiale persino marginale: « Perché è finita lì, al settantunesimo: un uomo in meno e due reti da recuperare. Io dalla mia posizione non avrei troppo elementi per giudicare, però mi dicono che il rigore non ci fosse. E allora, al settantunesimo…. ». Fatta, già fatta: perché quando il tic-toc dell’orologio s’è trasformato nel rintocco insopportabile che annuncia la «condanna» del campo, il Napoli è uscito di scena e Rafa Benitez ha intuito che in quel momento serviva Freud o un emulo o comunque qualcuno che prendesse a prestito alcune teorie utili per la circostanza. « Loro erano in undici dietro la linea del pallone e per noi non è mai stato semplice riuscire a trovare gli spazi contro una Roma fortissima, che ha diritto di lottare per lo scudetto. Però eravamo stati bravi nel costruire quelle due opportunità con Pandev e Insigne: e per me, invece, tutto è cambiato in quel momento. Ci è mancato solo il gol. Ora è inutile che io mi dilunghi sul rigore, non posso cambiare la situazione: deve essere il responsabile del settore arbitrale a dire se il direttore di gara ha sbagliato».
«NOI CI SIAMO» – Novanta minuti e poi i recuperi per concentrarsi sistematicamente su quel pallone che sbuca in area, con Cannavaro e Borriello che finiscono in terra e con il Napoli che viene spazzato via: ma l’erba di Benitez resta verdissima e le ombre dell’Olimpico sono rimosse attraverso una serie di considerazioni che sembrano squarci di speranza nell’orizzonte fosco. « Forse ci è mancata un po’ di cattiveria nei primi quarantacinque minuti, ma la reazione della ripresa è stata incoraggiante: siamo rientrati in campo ed abbiamo cominciato a giocare con maggior rapidità, avevamo i tempi giusti, quelli che invece non eravamo in grado di rimediare dovendo attaccare contro quella Roma. E poi… ». Minuto settantuno: non c’è verso di sfuggire da quel frammento di partita, il momento della verità che Benitez fotografa e dal quale non si stacca, anche se Marsiglia è ormai vicina: « Mi preoccupa Britos. Ma ora dobbiamo pensare subito alla gara di martedì: ma non sono inquieto, perché noi abbiamo giocato bene. Poi è successo quel ch’è successo ». E’ successo ch’era appena entrato Higuain, un mistero ridimensionato in fretta: « Ho deciso io di non schierarlo. Giocherà a Marsiglia? deciderò sulla scorta degli allenamenti. Adesso vediamo come sta lui, come sta Britos ». Freud lascia il posto a Rafa.
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