Però: Barça 0, Napoli 1, ed il tour de force (il Paok, il Barcellona, lunedì il Psg) diviene una gita di piacere da condividere con chiunque, con quella larghissima fetta dello «Stade de Geneve» ch’è largamente tappezzato d’azzurro, con una squadra che rappresenta il manifesto d’un progetto tattico nel quale Benitez ci ha messo la faccia, oltre alle idee.
Benitez, cosa l’ha impressionato?
«La capacità dei ragazzi di calarsi nella parte: queste gare rappresentano un rischio, perché la puoi perdere e portarti appresso il peso della sconfitta. Vero, a loro mancavano tanti calciatori, ma quelli che c’erano non possono essere considerati di seconda fascia. E anche noi avevamo qualche assenza. Non ci esaltiamo, ci mancherebbe, ma vincere aiuta psicologicamente: oggi il nostro morale è migliore di ieri, perché abbiamo avuto risposte importanti».
Da Rafael, ad esempio, che l’ha rassicurata.
«Ha fatto bene, ha dovuto impegnarsi su palloni complicati, ha dimostrato di aver recuperato la sua condizione e di non aver smarrito le proprie qualità».
Ma anche dal Napoli nella sua intierezza.
«E questo è stato il particolare più significativo: contro il Barcellona sei costretto spesso a difenderti, devi fare i movimenti giusti, non gli devi dare campo, né lasciarti spostare. I ragazzi hanno giocato la partita con giudizio, vuol dire che ci stiamo avvicinando bene alle due partite che verranno».
Segnali di crescita collettiva.
«Hanno funzionato la fase passiva, con l’intera squadra che ha dato dimostrazione di essere sempre presente, in ogni minimo particolare. Perché a me sono piaciute anche le ripartenze ed il possesso palla».
Le deve dare altro Jorginho?
«Non è mai semplice giocare contro il Barcellona, eludere il loro pressing, riuscire a dettare i tempi giusti. Ma io sono contento del Napoli e dunque di Jorginho: è chiaro, siamo pure noi in fase di preparazione, dobbiamo ancora migliorare, dobbiamo acquistare velocità. Ma noi abbiamo in testa soprattutto quelle due partite che tutti conoscono».
Ha smesso di pensare a Mascherano, non può smettere di pensare a Fellaini.
«Noi andiamo avanti con quelli che siamo, perché non sarebbe neanche giusto parlare di altri. E’ stato bravo Dzemaili, ma sono serviti anche Gargano, anche Inler quando è entrato. Le vittorie, come le sconfitte, sono di tutti».
Ha eluso la domanda…
«Perché parlare di mercato non mi entusiasma. E poi Fellaini è un giocatore del Manchester United, dunque noi aspettiamo gli eventi».
Un ex Real Madrid prova più gusto a vincere con il Barcellona…
«Io so che la stagione è lunga e che però quest’affermazione può avere una sua importanza non relativa, perché certi successi infondono coraggio. Abbiamo battuto uno dei club più importanti del mondo, lo abbiamo fatto giocando una partita accorta e nella quale non ci siamo negati niente. Adesso viene la fase successiva: concentrarci sui preliminari di Champions».
Il campionato si avvicina, se ne avverte l’aria…
«Ma è presto per sbilanciarsi. Ci sono tante squadre forti: la Juventus, la Roma, la Fiorentina, l’Inter, il Napoli. Ma manca circa un mese, c’è il mercato aperto…».
Appunto: anche per voi…
«Buonanotte…».
Fonte: Corriere dello Sport
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