CASTELVOLTURNO – Il sogno continua: e nella nebbia di quel microcosmo, tra le brume d’una domenica insolita, trascorsa (ancora) a leccarsi la ferita, la speranza è un’eco di ciò che Benitez pensa e talvolta dice: «Questa è la mia sfida». Sin prisa e però soprattutto senza (altre) pause: perché in quel cono d’ombra che s’allunga dall’Olimpico, c’è l’aria d’una crisetta passeggera (ovviamente) che s’avverte, uno spiffero fastidioso che rischia d’alzarsi al Velodrome e che va prevenuto accuratamente.
LA RISPOSTA – Roma è il passato da scacciare via prepotentemente, intervenendo nella testa, ancor prima che nei muscoli, di quel Napoli bocciato dal risultato ma non dall’ottimismo del proprio mentore, la guida (pure psicologicamente) sicura che al Tg1, a 2-0 ormai certificato, ha provveduto a imprimere la svolta psicologica, prendendo la paura e strapazzandola con classe. «Io ho accettato Napoli nel momento stesso in cui ho parlato con De Laurentiis. Qui c’è il progetto e sono stato convinto dalle idee, dalla possibilità di lanciare un messaggio in Italia ma anche all’Estero: a Napoli si può. Ho una società alle spalle, ho un direttore sportivo, Bigon, che mi sta al fianco e con il quale parlo, mi confronto, ho un presidente presente e un pubblico straordinario».
E ora che c’è il primo malessere stagionale, quella malinconia diffusa che si percepisce e ch’è figlia, indiscutibile, d’un esamino andato male, la garanzia è nella calma serafica mostrata in pubblico e in privato, nel dialogo scelto come anti-stress per uscire dalle secche.
GLI INTERVENTI – La prima mossa, in controtendenza rispetto alle credenze popolari, è stata una umanissima razione di riposo: una giornata, sabato, lasciata libera da qualsiasi impegno e utilizzata però esclusivamente da chi ne aveva bisogno. Casa, dolce casa: e quello era l’intento, liberare dal fardello della sconfitta, indurre a riflessioni personali, sopprimere qualsiasi tentazione di processo. In fin dei conti: era la prima sconfitta.
LA RIPRESA – Poi, al settimo, non si riposa: perché c’è la Champions che torna e Marsiglia è distrazione regale a cui concedersi, il chiodo fisso che s’è conficcato in Benitez sin dal post-partita della Roma e che è servito per dimenticare o forse per accantonare quel 2-0 e i suoi riflessi già sottolineati nel ventre dell’Olimpico. «Io sono soddisfatto della reazione mostrata dalla squadra nella ripresa; e già nel primo tempo avevamo fatto bene, avevamo avuto due palle-gol. Forse ci è mancata cattiveria, però il carattere è venuto fuori».
Silenzio, please: perché nella domenica un po’ strana, è preferibile dedicarsi all’aspetto tattico, alle valutazioni fisiche dei ventuno inseriti nell’elenco dei convocati, allo studio d’un avversario che se la passa peggio ma che va affrontato a petto in fuori, sistemandosi il ciuffo spazzolato via dalla Roma e però ribadendo a se stesso – e al mondo intero – la filosofia che l’ha ispirato a crederci: «Sono stato convinto a tornare in Italia dal disegno di crescita prospettatomi da De Laurentiis e con lui da Bigon. Il campionato e la stagione sono lunghi ma qui, come dimostrano anche i risultati del recente passato, è possibile sottolineare che si possa creare qualcosa». Senza fretta e senza ulteriori pause: per non ritrovarsi in un (mezzo) incubo.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro