Ma stavolta no, non si chiamerà turnover: perché questa è emergenza pura, autentica, che va al di là delle personalissime intenzioni, un aut aut sussurrato dal destino e recepito dai protagonisti. Con i muscoli non si scherza e quei dolorini, governabili con il buon senso, vanno assolutamente domati: Higuain finirà in tribuna, Albiol al suo fianco, poi Maggio e Zuniga, ed è tutto un altro Napoli rispetto a quello mandato in campo contro l’Arsenal in Champions, ma anche contro il Genoa a Marassi.
BOLLETTINO – È una squadra rifatta dal bollettino medico di giornata, che evita allarmismi ma sparge legittima prudenza: oltre il Livorno c’è immediatamente la sosta, che offre l’opportunità di rimettere in sesto quasi tutti (peraltro precettati dalle Nazionali, quindi dalla fatica suppletiva dei voli, delle partite, a cui è stato sottratto anche Hamsik, non convocato su richiesta) e di non andare a fare gratuitamente a cazzotti con la sorte.
DIFESA – L’intervento massiccio è in difesa, dove tre (presunti) titolari su quattro sono inabili: Maggio potrebbe ricominciare ad allenarsi lunedì, a dodici giorni dall’intervento al menisco; Albiol s’è arreso sin da Londra e non è mai stato tra i possibili undici della sfida contro il Livorno; mentre qualche acciacco sparso ha suggerito a Zuniga di non esagerare, di non forzare, di evitare superflue accelerazioni. Il rimescolamento ha passaggi scontati: a destra ci resta Mesto, a sinistra sfila Armero (che sa come si fa) e in mezzo Cannavaro torna ad occupare il proprio posto, con un mancino naturale, vale a dire Britos, con il quale ricostruire la coppia dell’anno passato.
LE ALI – Poi ci sono le scelte di Benitez, che tra centrocampo e trequarti rimescolano il Napoli in lungo ed in largo: la mediana è di Behrami, quasi certamente, e molto probabilmente di uno Dzemaili che ha meno minutaggio nelle gambe rispetto ad Inler e che quindi può offrire freschezza. Ma l’accelerazione è sulle corsie esterne: a destra ci rimane Callejon, mentre a sinistra ha un’opzione concessagli dal campo Mertens, che può avvicendare Insigne, farlo respirare ed eventualmente consentirgli un part-time con maggior brillantezza.
CERCASI HAMSIK – Il resto è affidato alla verve (da ritrovare) di Marek Hamsik, a digiuno ormai dal 31 agosto (ha segnato una doppietta al Chievo) e alla spregiudicatezza di Pandev, destinato a fare l’Higuain come a Marassi e come all’Emirates, cercando di somigliare più al primo che al secondo. La rivoluzione è in ogni angolo, con quattro volti nuovi rispetto all’appuntamento di Champions con l’Arsenal e con stavolta la (insostenibile?) pesantezza di una sconfitta da combattere prima di tutto nell’inconscio e il rischio di dover fronteggiare l’ansia per un risultato obbligato. Napoli-Livorno diventa, nel suo piccolo, un esame di maturità: che comincia con il gap di quattro assenze eccellenti.
SENSIBILITA’ – Il minuto di raccoglimento sarà per ricordare le vittime di Lampedusa e per non dimenticare Gaetano, Nino, Musella, enfant prodige del Napoli degli anni ‘80 scomparso all’inizio della settimana. E poi, prima della gara, laddove i calciatori del Napoli si allineeranno, verrà esposto uno striscione, «la terra dei fuochi deve vivere: assieme si può», perché il calcio è una vetrina sul futuro.
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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