NAPOLI – Ti mette le ali. Benitez, sì, proprio lui. Te le mette in condizione di preminenza anche rispetto agli altri settori, perché le ali sono talmente fondamentali nel suo gioco, da richiedere cure e studi appropriati. Ed ha perfezionato nel tempo la gestione di questo reparto assai strategico (tornato prepotentemente in auge), tanto da riuscire alla fine ad occupare sempre le caselle giuste. Ad ottimizzare le scelte, senza scontentare nessuno, ad evitare sovrapposizioni (psicologiche) dovute alle inevitabili dinamiche di turnover.
Materia che peraltro padroneggia con altrettanta abilità, esigenza indispensabile in un calcio che si gioca su vari fronti a ritmi forsennati. E perciò il “3×2” di marca rafaeliana (leggasi tre ali, o esterni d’attacco fa lo stesso, per due posti in campo) è una delle cose che più funzionano nel modo d’intendere il calcio dello spagnolo. Sa sempre (bene) cosa vuole e quasi sempre riesce ad ottenerlo.
SE HAI TRE… – Ne puoi mettere in campo solo due, volendo restare nello specifico del ruolo. Ma poi non è nemmeno detto che il terzo non possa trovare spazio al centro (ad esempio), semmai dietro la prima punta, poiché i disegni tattici di Rafa, a ben vedere, non sono poi così indeformabili. Callejon, Insigne, Mertens, in ordine alfabetico: le tre carte che il tecnico mischia con comprovata destrezza sul rettangolo verde, facendo sì che nessuna delle tre alla fine risulti perdente. Facendo sì che, a giochi fatti, nessuno possa recriminare più di tanto, visto che poi tutti (e tre) riescono a trovare i dovuti spazi.
E, se in principio erano prevalentemente in due, adesso la politica delle alternanze s’è andata via via perfezionando. Se cioè s’era verificato per un certo lasso di tempo una sorta di schieramento sui lati con Callejon (destra) ed Insigne (sinistra), il Mertens più attuale finisce col reclamare (e trovare) un impiego sempre più costante, guadagnando importanza nei famosi “racconti del cuscino” di Benitez.
D’altronde il belga è riuscito a mettere a punto una condizione entusiasmante (vedi ad esempio con Livorno e Marsiglia, mentre a Roma era in panchina), è riuscito peraltro ad assimilare il modulo talmente bene, che al momento non risulta per niente facile tenerlo fuori. Non più alternativa perciò, ma dichiarata punta di trittico.
PRECEDENZA – Forse addirittura con diritto di precedenza acquisito sul campo. Guadagnandosi il proscenio dopo l’assunto sfavillante d’inizio ottobre col Livorno. Due imbeccate al bacio: la prima con la palla al piede per circa 60 metri, lanciando Pandev, e la seconda propiziando il gol di Hamsik, con tiro insidioso respinto sullo slovacco. E poi le irresistibili folate del Velodrome, culminate in quel tacco da stropicciarsi gli occhi, finalizzato al meglio da Duvan il terribile. E siamo a 378 minuti, di cui 255 in campionato.
Più tempo in campo per gli altri due: Callejon al comando della speciale classifica con 834 minuti (di cui 578 in campionato e 256 in Champions) nei confronti del folletto napoletano che è a quota 676 (506 in campionato) dove vanta le stesse presenze dello spagnolo (otto). Ma, mentre Callejon ha giocato per 6 volte dal primo minuto, Insigne lo ha fatto una volta in meno. In Europa José Maria sempre titolare e Lorenzo due su tre.
IL RIPOSO – Bene, siamo lì in tutti i casi, ma probabilmente adesso un po’ di respiro sarà dato proprio al più presente ex compagno di Ronaldo, provando a puntare su di un Mertens ancora poco sfruttato ed in crescita esponenziale, e sul talento di Frattamaggiore, che a Marsiglia è stato impiegato solo per otto minuti. Infine, mentre Dries Mertens è a caccia del suo primo sigillo azzurro (dopo averci provato più volte), per Callejon i centri sono ben 5 (4 in campionato e 1 col Marsiglia) mentre di Lorenzinho è il gol-capolavoro col Borussia (dopo la perla con l’Argentina) e però i 4 assist in campionato. Il giusto assortimento quindi, per continuare sulle “ali” dell’entusiasmo.
Fonte: Corriere dello Sport
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