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Benitez come Reja: tutto “casa e allenamento” tra le mura di Castelvolturno

Domani De Laurentiis celebra il nono anno da proprietario del Napoli. Il 10 settembre 2004 acquistò per 29 milioni (diventati 32 dopo la promozione del 2005 in serie C1) il titolo della fallita Ssc Napoli. La terza fase del progetto di sviluppo è coincisa con l’arrivo dell’allenatore più vincente avuto dal club nella sua storia. Con Rafa Benitez, dieci titoli conquistati in carriera, c’è l’aspirazione di compiere l’ultimo grande passo, dopo i ritorni in A e in Europa, e di arrivare al terzo scudetto. La sfida con la Juve, aspettando i match del 10 novembre e del 30 marzo 2014, è cominciata nel migliore dei modi con due vittorie, sette gol, tanto bel gioco. I risultati del campo sono la proiezione del lavoro che De Laurentiis e Benitez hanno cominciato a studiare quella mattina di maggio a Londra, ventiquattr’ore dopo la fine dell’ultimo campionato di Mazzarri, quando hanno deciso di unirsi per vincere. Rafa è l’autorevole partner in questa nuova fase e la sta interpretando con grande impegno e passione. Dopo aver lasciato la camera del lussuoso hotel di via Partenope, ha deciso di non sistemarsi in un appartamento o in una villa di Posillipo, ma di trasferirsi nell’albergo di Castelvolturno che ospita i ritiri prepartita degli azzurri. Vive qui, come faceva Edy Reja, per concentrarsi e dedicarsi interamente al lavoro tra campo e ufficio. Si comincia alle nove del mattino e si finisce, spesso, dodici ore dopo. Confronti continui con lo staff spagnolo che lo accompagna da sempre e Fabio Pecchia, il vice italiano; con il direttore sportivo Riccardo Bigon e le altre figure, grandi e piccole, dell’universo Napoli. Particolarmente accurato l’esame del lavoro di Antonio Gomez, l’analyst video del team tecnico: c’è sempre qualche dettaglio da scoprire su un proprio giocatore o un avversario. Rafa, anche se non fa il manager ma l’allenatore, ha dato consigli a De Laurentiis. Sul mercato, ad esempio: Albiol, Callejon e Reina sono stati indicati dall’allenatore. «È importante cercare di integrare la struttura della squadra con i giocatori che possono migliorare e mettere in pratica la strategia che vorresti vedere in campo», ha spiegato Benitez in un’analisi della struttura dei club calcistici pubblicata sul suo sito internet. A leggere l’interessante documento scritto da un allenatore che si spinge spesso oltre le linee del rettangolo verde con le sue riflessioni, si scopre una fondamentale differenza rispetto all’estate 2010, quando Rafa sbarcò a Milano per raccogliere la pesantissima eredità di Mourinho (aveva lasciato dopo il Triplete) e guidare l’Inter. «Quando sono andato in Italia non c’era nessun business plan. Solo nell’ultimo giorno del calciomercato mi fu improvvisamente e sorprendentemente riferito che avremmo seguito l’iniziativa del fair play finanziario». De Laurentiis ha potuto investire 86 milioni sul mercato per rafforzare la rosa e fare fronte alle partenze di tre prestigiosi titolari come Cavani, Campagnaro e De Sanctis. Ma le indicazioni di Rafa non hanno riguardato soltanto le mosse di mercato, ma anche il lavoro sul campo. Ha ottenuto un campetto per gli allenamenti dei portieri e un contatto intenso con la Primavera e il suo allenatore Gianpaolo Saurini. Benitez è spagnolo, ha cominciato la carriera di tecnico nel vivaio del Real e sa quanto possa essere importante, addittura vitale, coltivare bene i talenti. Nel commento sulle strutture dei club sottolinea: «Un aspetto che non va dimenticato è l’analisi dell’accademia calcistica. Incorporare giocatori locali crea un’affinità maggiore con il club e riduce notevolmente i costi. Il modello del Barcellona è molto famoso al momento. Non c’è esempio che sia migliore o più evidente di quello del Barcellona». Campioni fatti in casa dopo quelli acquistati a suon di milioni altrove: un altro percorso che affascina Benitez.

 

Fonte: Il Mattino

La Redazione

A.F.

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