Il periodo nero di Benitez continua: il tecnico resta ancora una volta avvinghiato al suo modulo, non risolve l’inferiorità numerica a centrocampo e non corregge la gara, usando male i cambi. Il 3-3 interno con l’Udinese è un suo disastro tattico, mentre dall’altra panchina Guidolin cambiava di continuo in base alle esigenze.
BENITEZ E LE FALSE PARTENZE – Si sono rivisti tutti, i problemi irrisolti del Napoli di novembre e non certo cancellati dal 4-2 esterno con la Lazio, arrivato solo perché la squadra di Petkovic ha saputo fare di peggio. Contro l’Udinese si è riproposta già dal 1′ una brutta abitudine, quella delle false partenze: approccio molle e trattenuto, circolazione di palla imprecisa e approssimativa, poco pressing e poco filtro fra le linee. In questo caso ad andarci a nozze è stato Nico Lopez, libero di impazzare su tutto il fronte offensivo, partendo in dribbling e saltando gli avversari azzurri con molta facilità. Nessuna marcatura ad hoc, nessun uomo in grado di contrastarne la velocità, una dote propria anche di Pereyra, che insieme al compagno, sulla sua trequarti, ha messo in crisi Albiol e compagni. Questo perché l’argine davanti alla difesa, il duo svizzero (questa volta con Inler e Dzemaili), era in costante inferiorità numerica e sempre spaesato. Difficile contare le palle perse dai due, difficile anche contare i passaggi sbagliati, pochissimi invece i contrasti vincenti. E così per mezzora gli ospiti hanno avuto diverse occasioni potenzialmente pericolose, contro le zero spaccate del Napoli, salvo un bel tiro da fuori di Insigne.
IL TEMA TATTICO – La chiave è sempre la stessa, e l’hanno imparata ormai davvero tutti: in fase difensiva, l’Udinese ha giocato molto chiusa e con tanti uomini dietro la palla, puntando sulle ripartenze; densità e superiorità a centrocampo per appropriarsi del pallino del gioco. Così è scivolata via più di metà del primo tempo, con il Napoli incapace di produrre azioni: emblematica la posizione di Callejòn, lontanissimo dalla porta avversaria e bravo a coprire su Gabriel Silva. Solo il vantaggio immeritato dei padroni di casa, firmato Pandev (fin lì, al solito, troppo lento e fragile in manovra), ha cambiato a fine primo tempo l’inerzia del match. Anzi, è arrivato un uno-due del macedone in pochi minuti, ma per il secondo gol il merito è in gran parte di un ottimo Higuaìn. La prima frazione però si è chiusa comunque 2-1, complice la seconda autorete in due partite, stavolta siglata con un goffo intervento di Fernandez. Che non pago ha cominciato la ripresa con una scivolata rozza e fuori tempo, beccandosi il giallo. Dal 50′ in poi il Napoli, per un quarto d’ora, è tuttavia riuscito a tessere qualche buona trama, perché l’Udinese si è aperta e scomposta, anche per la necessità di recuperare il risultato. E nonostante fioccassero ancora azioni pericolose per gli ospiti, la difesa è stata coraggiosa nel risolvere situazioni rischiosissime, innescate come sempre dall’assenza di un argine a centrocampo.
GUIDOLIN, MAESTRO DI DUTTILITÀ – La svolta è arrivata al 67′: Guidolin, ancora in svantaggio, ha inserito Maicosuel per Heurtaux, passando dal 3-5-2 al 4-2-3-1 e potenziando così il peso offensivo. Detto-fatto: è stato subito pari. Dopo l’ennesima palla persa da Inler, Nico Lopez ha avuto tutto lo spazio e il tempo di caricare il destro da fuori trafiggendo un colpevole Rafael, troppo lontano dai suoi pali. Ma la squadra azzurra ha reagito d’impeto e di rabbia e ha trovato subito il 3-2, sempre grazie a Higuaìn, il cui tiro è stato ribadito in rete da Dzemaili. A questo punto sarebbe servita una mossa di Benitez: un cambio conservativo, cosa che anche Conte non ha disdegnato di fare nel turno precedente contro gli stessi friulani. Ovvero sarebbe stato logico inserire Behrami per una delle mezze punte, e invece è entrato Mertens (primo cambio, solo al 73′), per uno stremato Pandev, senza cambiare nulla nell’assetto. La partita si è aperta molto, con squadre lunghe e stanche, e a questo punto sul 3-2 sembrava davvero indispensabile l’ingresso di Behrami per portare a casa il risultato. Lo svizzero, pur non al meglio, era infatti a bordo campo, e chiunque avrebbe pensato all’uscita di Insigne o Callejòn, per rinforzare finalmente il centrocampo: invece, è uscito Dzemaili, al 77′, e ancora una volta non è cambiato nulla tatticamente. Behrami, non al meglio fisicamente, si è trovato subito nella stessa situazione difficile dei suoi colleghi di reparto, ha prima perso anche lui un pallone pericoloso e, cosa ben più grave, poco dopo si è perso Basta su corner, causando il 3-3. A questo punto Guidolin, appena espulso, ha avuto il tempo di dare l’ultima lezione di duttilità tattica a Benitez: ha messo Naldo, difensore centrale, tornando così al 3-5-2 per proteggere il pareggio.
TANTI DIFETTI DA RIVEDERE – Nel complesso, si è visto ancora un Napoli molto impreciso e scollato, brutto in costruzione, friabile a centrocampo e perforabile tra le linee, quindi vulnerabile in difesa. Troppe palle perse, con un’aggravante: i due centrocampisti, isolati, non fanno da scudo e non hanno a loro volta assistenza, quindi ogni passaggio sbagliato o contrasto perso si traduce in un’azione pericolosa degli avversari, e panico immediato per Albiol e compagni di reparto. Insigne aiuta poco in copertura, mentre Callejòn si sacrifica molto e penalizza la sua vena offensiva. Ma la scelta degli uomini convince anche poco: Mertens, quando entra, appare sempre pronto, capace di pressare, recuperare palloni e lanciare in verticale con buona precisione; meriterebbe chiaramente più spazio, ma gli vengono concessi soltanto miseri quarti d’ora, mentre restano sempre in campo un Callejòn che sembra bisognoso di rifiatare, un Pandev che non è mai atleticamente brillante, un Insigne che da tempo è in crisi d’identità. Benitez, da inizio campionato, ha usato sempre lo stesso modulo, mai corretto nemmeno a gara in corso, e adesso sta cominciando a variare poco anche le pedine, pur disponendo di un buon parco attaccanti e di un Radošević che sta dimenticando com’è fatto un terreno di gioco. Adesso c’è l’Arsenal e una missione impossibile: per non fare brutta figura servirà una squadra opposta a quella vista ieri contro l’Udinese.
A cura di Lorenzo Licciardi
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