Il San Paolo era ancora inviolato nel 2013, almeno in Serie A. Le partite in casa sembravano la miglior certezza della squadra di Benitez. Invece ieri sera il Parma ha spezzato entrambi gli incantesimi e ridimensionato ulteriormente le ambizioni azzurre in campionato, che si conciliano molto male con passaggi a vuoto del genere. Novembre sembra aver intorpidito il tecnico spagnolo, timoniere assopito di una nave che comincia a sbandare.
I MERITI DEL PARMA – Se il Parma dell’ex Donadoni ha sbancato Fuorigrotta non è un semplice caso fortuito: lo 0-1 del sabato serale non è frutto di episodi, ma è una sconfitta meritata, dopo un match che l’undici azzurro stava trascinando indolentemente verso lo 0-0. Cassano e compagni hanno prodotto manovre limpide e pulite, sfiorando diverse volte il vantaggio, che è arrivato nel finale e che in realtà non è stato seguìto da alcuna effettiva reazione dei padroni di casa, nemmeno negli ultimi dieci minuti. E fin dall’inizio gli ospiti sono stati molto pericolosi in contropiede, con clamorosi errori sotto porta e un paio di situazioni terribili salvate da un Armero in ottima forma, l’unico davvero positivo fra i suoi. I suoi che invece, dall’altra parte, non sono mai stati davvero incisivi, se non nel primo tempo con Higuaìn, capace di procurarsi da solo una palla-gol stoppata da Mirante.
I DEMERITI DEL NAPOLI – La facilità con cui il Parma ha potuto esprimersi al meglio è chiaramente complementare con la scarsa opposizione offerta dai rivali. Ugualmente, la difficoltà con cui il Napoli costruiva azioni offensive è figlia dell’atteggiamento tattico del Parma, ben messo in campo da Donadoni, che in fondo si è limitato a copiare la strategia di chi ha capito come neutralizzare il modulo di Benitez: dieci uomini dietro la palla quando si difende, pressing insistito e ripartenze al massimo. Insomma, molta corsa, quella che mancava al Napoli molle e scarico non solo di ieri, ma di almeno due o tre gare di questo mese. E, vista la scarsissima vena del trio di trequartisti (Pandev il peggiore), gli avanzamenti del Napoli ieri sera erano sempre orizzontali, prevedibili, svogliati. Pertanto, nonostante qualche gaffe dei loro difensori, per i Ducali è stato piuttosto facile controllare le avanzate dei padroni di casa. Così come nonostante gli errori al tiro, gli ospiti hanno trovato, alla fine, il vantaggio meritato, con un Cassano lasciato libero di percorrere trenta metri, alla sua velocità non supersonica, e trafiggere Reina con un colpo da biliardo. Ancora con la complicità del Napoli: Inler inseguiva Cassano con la dolcezza di un fratello maggiore che rincorre il minore giocando ad acchiapparello, mente Britos invece di chiudere lo specchio scappava via da Cassano come se la palla fosse una patata bollente.
SVEGLIA, BENITEZ! – Questo Napoli giocherellone ha lasciato altri tre punti, e ora il duo Roma-Juve può davvero scappar via, altro che acchiapparello. Benitez è più “mazzarriano” di Mazzarri nell’affezionarsi al suo modulo e non cambiare mai, nemmeno a gara in corso. Invece già da tempo servirebbe pensare a qualche soluzione: gli avversari hanno imparato a limitare il suo gioco. Le trame veloci e tecniche di Callejón e soci stanno sbiadendo con il sopraggiungere dell’inverno come i ricordi di un amore estivo, ma il vero problema è a centrocampo: Behrami e Inler sono sempre più soli e soccombono sistematicamente contro le linee mediane avversarie. Con la logica, grave conseguenza di lasciare scoperta la difesa, dove il contributo del solo, impeccabile Albiol non basta a compensare i vuoti. La scelta degli uomini in campo convince di rado: lasciar fuori Mertens sembra un crimine attualmente, così come schierare Pandev. Il macedone è troppo discontinuo e le scarse garanzie che offre, unite al suddetto problema a centrocampo, sembrano suggerire la necessità di un intervento significativo sul mercato di gennaio. Tanto che un ormai improbabile ritorno di Vargas, che sembrava superfluo, ora risulterebbe molto utile per l’attacco, e Gonalons o chi per lui servirà come l’aria al centrocampo. Riguardo ieri sera, si aggiunga il disastro strategico legato all’impiego di Hamšík, che era acciaccato: lasciato fuori per preservarlo, poi rischiato e perso per infortunio dopo pochi minuti. Ora rischia Dortmund. E a proposito di Dortmund: la fondamentale trasferta tedesca di martedì è l’unica scusante per la figuraccia contro il Parma, ma anche in questo caso si sarebbe alle solite, significherebbe essere rimasti a tre anni fa quando si doveva scegliere fra Champions e campionato.
A cura di Lorenzo Licciardi
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