Meglio così: però, rituffandosi in quei sette mesi vissuti sempre e comunque ad altissima quota, il rischio di ritrovarsi senz’ossigeno e con le forze allo stremo è il pericolo da combattere. Napoli-Porto e fanno 42: danzando tra la rincorsa in campionato e i tour all’estero, ritrovandosi (anche) usurati non solo dai viaggi ma pure dal braccio di ferro: la Roma (e la Fiorentina) da una parte e prim’ancora dell’Europa League il Borussia e l’Arsenal e l’OM. Il calcio è una palla di cuoio nella quale, a priori, è impossibile leggere: però c’è un altro Napoli rispetto al passato e ora che il gioco s’è fatto seriamente duro, il modello-Benitez ha espresso risultati giocando diversamente: «Contro il Torino e contro la Roma abbiamo dimostrato di saper fare varie cose, anche vincere soffrendo. E questa è una dote. A me piace, ovviamente, quella squadra che all’inizio risultava spettacolare, però questa che subisce meno, direi poco, ed è godibile egualmente. Noi abbiamo l’esperienza giusta per farcela, nè ci mancano energia e lucidità».
LA FORMAZIONE – Quarantadue, stasera: e poi la Fiorentina domenica e una serata ad annusare il clima di Catania ed a seguire la Juventus; c’est la vie, direbbero i francesi, ma è una gran bella vita perdersi tra le stelle, nel fascinoso clima da mille e una notte che s’annuncia al San Paolo: «Non so chi giochi, so che abbiamo varie alternative: a Torino abbiamo visto Henrique a destra per un po’, ma pur nell’emergenza, le soluzioni non ci mancano. Infortuni ce ne sono capitati, però inutile parlarne; e ricordare che Jorginho, per noi importantissimo, è dovuto restar fuori dalla lista, vuol dire disconoscere che ora, senza Maggio e Zuniga, ci saremmo trovati, eventualmente avessi lasciato fuori Ghoulam o Reveillere, con un solo esterno. Ma siamo carichi, Higuain sta benissimo ed è contento per aver segnato ancora e chi giocherà cercherà soltanto un risultato: la vittoria». Il cuscino, al solito, suggerirà gli uomini, ma le idee avanzano: Britos per Fernandez in difesa; ballottaggi a destra (Reveillere o Henrique) e sul fronte mancino- offensivo (più Insigne che Mertens).
LEZIONE D’ITALIANO – E’ un’ora e mezza che vale, che contiene prestigio e pure autostima: è Napoli-Porto ed ha senso, eccome se ce l’ha, pure per quel Paese, l’Italia, che viaggia a ritmi ridotissimi, ch’è fuori dalla Champions e deve evitare di negarsi le vetrine europee nelle quali Benitez si specchia da un bel po’. «Il calcio internazionale è d’attacco, mentre qui si pensa innanzitutto a non subire gol. In Italia si gioca spesso con la difesa a tre, però se dài un’occhiata noti che sulla linea sono in cinque e che al di là del pallone sono in undici. La fase difensiva è straordinaria, utile, però non aiuta a vincere; e quando poi vai a giocare all’estero, puoi anche far fatica». Quarantadue: e per non sentirle addosso…
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