Perché poi non si aprano “processi”. Perché resti un inverno “bollente”, un giorno in campo e l’altro pure. Perché ci siano sempre missioni in cui intrufolarsi. Perché certo, sin prisa, però soprattutto sin pausa: «Siamo pronti: concentrantissimi, consapevoli dell’importanza della sfida». Perché è chiarissimo: la Juventus è un puntino bianconero che s’è staccato in lontananza, un universo irraggiungibile nel macrocosmo dei sogni scudetti, e ciò che resta di un anno consumato attraverso un faticoso mutamento genetico, è il posto Champions, è la coppa Italia, è l’Europa League ma è anche quel mercato nel quale Benitez trascina con una frase ad effetto che diffusa via etere ha un peso. «Ho parlato con il presidente e sono convinto che qualche colpo lo faremo ancora. Bigon sta lavorando e qualche nome ancora non è comparso sui giornali». Il calcio, ai tempi di Benitez è intensità, rapidità (anche di pensiero), “verticalità” ma pure il fascino d’un mister X che galleggia nell’aria – dopo la rivelazione attraverso Kiss Kiss – e l’annuncio del rientro di De Laurentiis aggiunge pathos al rush finale d’un mercato ancora vivo. «Qualche colpo, vedrete».
LA FRECCIA – La Coppa è l’unguento per andare oltre, la cura a presa rapida con cui lasciarsi alle spalle il Chievo e pure il Bologna e quei due pareggi dolorisissimi quanto lo strappo prodotto in classifica: ma è Napoli-Lazio e non è una sfida “normale”, perché le insidie sono evidenti e lo stress da prestazione è racchiuso nell’esigenza di regalarsi una semifinale per prevenire l’insorgere della malinconia collettiva: «Devo dire, ripensando all’ultima partita, che i dati statistici sono confortanti: certo, spesso ci perdiamo per probelmi di velocità, lo sappiamo; e allora dovremme essere più rapidi nel realizzare la nostra idea di gioco».
LA SVOLTA – La notte è fatta per sognare, per immaginarsi un futuro intrigante, per danzare con la fantasia e però anche sfidare la realtà, racchiusa in quella vena malinconica d’una Napoli – così lontano dalla Vecchia Signora e comunque anche distante dalla Roma e dal secondo posto – affida alla Coppa Italia, per stasera, le proprie aspirazioni, consegnate al piedino fatato di Jorginho, alla intraprendenza d’una squadra che ha dimostrato, eccome, d’avere un suo profilo. «Jorginho ha dimostrato di avere personalità e, soprattutto, nessuna paura di sbagliare. E comunque è venuto qua perché è diverso dai calciatori che abbiamo e con lui ci sono alternative tattiche: con lui si può provare un centrocampo a due o anche a tre e la qualità vale più del sistema».
GUARDO LONTANO – La verità, tutta la verità, è in questo febbraio già così intenso e però da “ingolfare” piacevolmente ancor di più: Napoli o Lazio, dentro o fuori, e il Benitez che osserva se stesso e quel san Paolo da mille e una notte ha la pozione magica per lasciarsi cullare da quell’onda magica ch’è Fuorigrotta. «Abbiamo tifosi straordinari, che ci staranno vicini, consapevoli della rilevanza del loro aiuto. Averli al fianco rende tutto più facile e la forza trascinante della folla rende agevole qualsiasi impegno, anche il più difficile. Stiamo crescendo, abbiamo un gruppo di giocatori che per almeno quattro-cinque anni possono tenerci ad alti livelli». Aggiungere Enrique può bastare? E il dubbio che lievemente s’agita, mentre Napoli e Lazio vanno a giocarsela in quel braccio di ferro avvincente e Benitez prova a legger tra le sue stelle: novanta minuti (se bastano) per restare a testa altissima nell’elite del calcio italiano e per regalarsi semmai ancora una sfida con la Roma; per dare ulteriormente un senso onorevole alla propria stagione e poi aspettare che da Milano si senta ancora qualche cosa: “un altro colpo”.
Fonte: Corriere dello Sport
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