Cinquantatré giorni prima che Ciro lasciasse il mondo, Dries Mertens correva incontro ad una felicità strozzata: 3-1 e un cuoricino, il suo, a mo’ di gioia controllata, divenuto poi pure il suo dolore in Brasile. «Riposa in pace, Ciro, sono triste» . E cinquantantré giorni dopo da quella folle nottata, in cui il calcio sconfinò nella bestialità, Rafa Benitez, s’è scansato dalla panchina, s’è svestito degli abiti dell’allenatore e s’è ritrovato nel disagio ch’è collettivo: «Ho dato tutta la mia vita al calcio, perché il calcio è la mia vita, ma situazioni del genere mi fanno rivalutare molte cose. La morte di Ciro è drammatica, ingiustificabile, terribile…Non ha senso. Bisogna trovare i mezzi per sradicare assolutamente fatti del genere dallo sport in genere: dove sta andando il calcio e ciò che lo circonda? A quale limite lo stiamo portando?» . Il dolore è un gorgo.
L’ABBRACCIO. Anche Francesco Totti ha voluto testimoniare vicinanza attraverso il suo blog: «Il dolore per la perdita di un figlio è la cosa peggiore che possa accadere a un genitore. Da uomo e da padre do un abbraccio ai familiari di Ciro» .
fonte: Corriere dello Sport
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