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Benitez, lo scacchista che ha studiato da Arrigo Sacchi

Il tecnico ex Liverpool non ama la vita mondana e guarda molte gare in t.v.

C’è tanta Italia nel vita di Rafa Benitez. L’ex allenatore del Chelsea ha un legame forte con il nostro Paese, un vincolo che ha radici ben più profonde rispetto ai sei mesi (scarsi) trascorsi a Milano, dal luglio al dicembre 2010, quando Moratti lo accolse per raccogliere l’eredità di José Mourinho, un’impresa non facile soprattutto per uno come lui che del portoghese è stato un nemico giurato fin dai tempi della Premier League. In Italia Benitez si è trovato a suo agio fin dal primo giorno perché il nostro stile di vita è molto simile al suo. Lui, Rafa, è uno spagnolo che riesce a mixare la cultura iberica con quella inglese e quella italiana anche perché il calcio lo ha portato fin da giovane ad essere un cittadino del mondo.

SACCHI – Per capire quanto l’Italia lo abbia influenzato, bisogna tornare a quando Benitez aveva 13 anni e fece il provino nelle giovanili del Real Madrid. Già allora era un allenatore, raccoglieva gli schemi in un quaderno dove appuntava tutto e guidava in campo i compagni giocando centrocampista davanti alla difesa. Poco più che maggiorenne, nel 1979, l’addio alla carriera di calciatore per un grave infortunio ai legamenti del ginocchio destro. E’ a questo punto che inizia la storia del Benitez tecnico. Rafa cresce e studia in maniera ossessiva il calcio e dopo la metà degli anni ‘80 viene colpito, anzi folgorato, dal Milan di Sacchi. Il tecnico madrileno inizia a prendere aerei e a macinare chilometri per venire spesso nel nostro paese. Dove? A Coverciano, al centro tecnico federale, per studiare e imparare dai nostri tecnici ogni segreto. Sacchi è l’esempio, il vate da seguire, ma ruba qualcosa anche a Ranieri e poi a Capello. In tv viviseziona le partite del Milan, per capire a fondo il possesso palla, l’attuazione del fuorigioco e tutti i segreti di quella squadra. Poi stabilisce anche un rapporto con Sacchi e non a caso i due sono molto legati anche adesso.
ITALIANO – La capacità di parlare correntemente la nostra lingua è una conseguenza dei tanti viaggi nello Stivale. Ancora adesso si tiene allenato quando parla con gli amici che ha da anni in Italia o in occasione delle vacanze estive. Rafa infatti è un habitué della Sardegna dove si rifugiò per esempio nell’estate 2010, quella successiva al suo addio al Liverpool e alla firma con l’Inter: resort Romanzino, in piena costa Smeralda, un paradiso lussuoso in cui si è spesso rilassato assieme alla moglie avvocato Montse che, da ex insegnante di diritto internazionale nel Maghreb, gli impartisce le nozioni fondamentali della storia dei club dove lui va a lavorare. All’arrivo a Liverpool è stato così, ma anche all’Inter lo ha aiutato. Probabile che la signora Montse, che si distingue per le sue opere di beneficenza, abbia già iniziato a informarsi sul Napoli di Maradona e sulle altre squadre azzurre che hanno fatto la storia.
RISTORANTI E SCACCHI – Benitez è un tipo tranquillo che non ama la vita mondana, i party o il jet set. Quando esce lo fa sempre insieme alla moglie e ai familiari. E’ facile vederlo mangiare in qualche ristorante perché, non lo nasconde, è una buona forchetta. Quando era all’Inter ha provato molti dei locali vicino a casa sua e alla Pinetina: veniva sempre riconosciuto dai titolari e dai clienti che gli chiedevano della sua Inter e lui pazientemente si metteva a parlare con tutti confermando la sua nomea di persona affabile, disponibile ed educata. All’Inter, dove è stato travolto dai non buoni rapporti instaurati con la dirigenza (complici i mancati acquisti di mercato) e con la squadra (a causa dei metodi di allenamento non accettati e dei tanti infortuni), lavorava 8-10 ore al giorno ed era sempre tra gli ultimi ad uscire dalla Pinetina. Raro vederlo al cinema o a giro per Milano. Uno dei suoi passatempi preferiti sono gli scacchi: non ci gioca molto, ma gli piacciono perché lo costringono a pensare, a creare una strategia. In t.v. guarda molto calcio, ma ci sono altri due sport che lo appassionano: il judo, che ha praticato quando era bambino, e il basket, studiato quando era all’Isef. Lo ha anche praticato e i blocchi della pallacanestro sono molto presenti nei suoi calci piazzati.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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