Tra sabato e domenica, Benitez scioglierà anche il nodo di quell’opzione legata alla convalida del suo contratto per il prossimo campionato. Questione di ore, quindi. Il tecnico spagnolo ha confidato da tempo a De Laurentiis che sarebbe rimasto volentieri un’altra stagione. Anzi, quando sarà il momento, parleranno anche di prolungamento del connubio, rivelatosi quantomai proficuo, nonché vincente. Molto dipende dalle intenzioni del patron, non tanto del tecnico. Benitez vorrebbe fare del Napoli un club all’avanguardia, con strutture all’altezza, una squadra capace di farsi valere a livello internazionale ed un settore giovanile bene organizzato. Lo ha ribadito a De Laurentiis nell’ultimo briefing tenutosi a Roma (prima della Coppa Italia) alla presenza di Riccardo Bigon e dell’amministratore Andrea Chiavelli. «Tanto abbiamo prodotto quest’anno e tanto possiamo produrre ancora – avrebbe sottolineato Benitez – Dobbiamo proseguire il processo di crescita e per farlo occorre migliorare nelle strutture ed anche nella qualità dell’organico». E domenica sera, dopo la gara con la Samp, aggiunse: «Sarà un Napoli a livello internazionale».
Benitez guarda avanti, quindi. Per lui ed il suo staff, in cui si è inserito brillantemente Fabio Pecchia, l’avventura napoletana è appena iniziata. E non poteva cominciare meglio: una coppa Italia, una qualificazione ai preliminari di Champions, un record demolito (quello delle vittorie in trasferta), un parco calciatori ottimizzato al meglio (Insigne, Callejon, Mertens, Fernandez, Ghoulam, Henrique), novantanove gol realizzati ad una gara dal termine. Il tecnico va fiero del rendimento tenuto dal suo Napoli, pur riconoscendo i limiti nella fase difensiva e pur ammettendo che i tanti infortuni hanno impedito la rotazione preventivata ad inizio di stagione.
LA MISSIONE. Per Benitez, l’atto di fede nei confronti del Napoli è pari ad una missione. Simile a quella del Valencia, dove riuscì a rompere per due anni l’egemonia di Real Madrid e Barcellona, lasciando gridare al miracolo. Una missione diversa da quella di Liverpool, laddove le potenzialità del club erano decisamente superiori. «Ora vediamo anche in base alle disponibilità economiche della società cosa possiamo fare sul mercato – ha confidato tempo fa – E vediamo anche se è possibile arrivare a quei calciatori che ci consentono di aumentare la qualità complessiva del gruppo. Bigon è già in possesso di una lista lunga. Ma non è così semplice».
Il Napoli dovrà anche sfoltire prima di far arrivare nuovi elementi. Ma la strategia è precisa: ingaggiare quattro calciatori, di cui due pezzi da novanta (o potenzialmente tali, tipo Callejon) e due giovani di sicuri avvenire. Incidere su centrocampo e difesa.
LA SFIDA. Il lavoro di otto mesi avrebbe dato i suoi frutti, secondo il tecnico: «Ora la squadra ha una sua identità di gioco. Anche cambiando gli interpreti, il risultato non cambia». Come è successo con la Samp (Mesto, difensore centrale; Duvan, prima punta) e come accadrà con il Verona, presumibilmente. Benitez ha lavorato tanto sull’elasticità d’interpretazione del modulo (dal 4-2-3-1, al 4-1-4-1, o anche al 4-4-2). «Per essere competitivi a livello internazionale occorre avere una mentalità ben precisa», ha aggiunto. Ecco perché Benitez ha indicato nomi noti (Mascherano, Veermalen, Fernando, Sandro) ed altri meno noti (Koulibaly, Gonalons, M’Poku ed altri). Tutti con un profilo internazionale. E tutti in grado di poter partecipare concretamente al processo di crescita del Napoli di Rafa Benitez. Una multinazionale in grado di approdare in Champions attraverso i preliminari e di ridurre il distacco dalla Juventus in campionato. Con un gioco ben delineato ed una mentalità da grande.
Fonte: Corriere dello Sport
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