C’è una luce in fondo al tour de force; e ce n’è una pure alle spalle: c’è un’uscita da quel tunnel spalancatosi (impietosamente) il ventisette agosto: e ora che il passato pare perdersi nella notte del san Mamés e lì restare, stasera pare un altro giorno. «Ma dobbiamo usare la testa: perché sfidiamo il Torino che sa giocar bene e sa ripartire benissimo; non buttano mai via un pallone. Dunque, bisogna sfruttare il cervello…». C’è uno spiraglio che s’intravede nella penombra in cui s’è ritrovato il Napoli e ci sono almeno due buoni motivi per pensare che il peggio stia passando, che possa evaporare d’incanto, che possa restituire a Benitez quel sorriso sfiorito in una partenza frenata, condizionato dalla eliminazione dalla Champions, poi spentosi con le sconfitte con Chievo e Udinese, nel 3-3 con il Palermo. «Ma siamo reduci dalle vittorie con Sassuolo e con Slovan Bratislava e da centottanta minuti senza subire gol: questi sono segnali positivi che fotografano il nostro momento e che rappresentano un punto di partenza».
DAY BY DAY. C’è il tormento da trasformare (rapidamente) in estasi e c’è un messaggio che alla vigilia d’un Napoli-Torino ancora tutto da vivere va spedito via etere, attraverso Kiss Kiss, per esorcizzare la paura i fantasmi e quant’altro sia comparso in uno stadio divenuto improvvisamente un tabù da abbattere. «Non bisogna farsi prendere dall’ansia del risultato, ma ragionare. Ci serve l’intelligenza, non la fretta, sapendo che saremo al cospetto di un avversario che esprime buon calcio e che, per quanto mostrato, meriterebbe qualche punto in più in classifica. Noi dobbiamo procedere come sappiamo». E allora: sin prisa, sin pausa, però attaccando secondo il codice-Benitez, rinfrescando l’undici iniziale con qualche inevitabile cambio e poi scacciando il terrore, ch’è un nemico occulto. «E’ una partita importantissima, in questa fase può aiutarci a riprenderci in maniera significativa: bisognerà essere precisi, freddi, lucidi».
CALMA E… Gesso: per disegnare la domenica perfetta nella quale immergersi: 4-2-3-1, chiaramente, e poi la solita scelta di essere verticale, le coperture preventive per dare una mano a Rafael («ha la nostra fiducia e vedrete che piano piano dimostrerà di nuovo le sue qualità: è stato fuori per molto tempo»), le variazioni offensive per sfruttare il piedino caldo di Hamsik e Higuain: «Però senza forzare nel pressing, altrimenti rischiamo il loro contropiede. Ma noi abbiamo fatto bene per tantissimo tempo e in questo momento della stagione siamo stati soprattutto sfortunati».
L’OTTIMISMO. Dimenticare quell’agosto infernale, quell’inizio di settembre terrificante, quel mese pallido consumato contorcendosi in se stesso, (forse) senza un perché: c’è Napoli-Torino e sembra già però tutto così distante, perché il Sassuolo e lo Slovan Bratislava hanno certificato che qualcosa è cambiato. «E dentro di noi avvertiamo questo mutamento. Non saremo approssimativi, non dobbiamo esserlo, perché contro di noi c’è un gruppo che da anni si allena con il proprio tecnico e sa benissimo ciò che deve fare. Ma queste due vittorie consecutive ci hanno restituito il sorriso e io avverto un bel po’ di fiducia in più». C’è luce pure in fondo al San Paolo?
Fonte: Corriere dello Sport
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