Il veleno è tutto nella coda. Sembrava fatta, e pure benfatta: Napoli padrone del campo, padrone anche di un piccolo prezioso gol, di sicuro del Porto che l’ha patito per 65 minuti. Ma la coda dello scorpione punge e fa malissimo. Quando si pensa che l’uno a zero sia giusto però debole, dunque rischioso, ecco Ghilas che s’infila nelle carni napoletane. Nell’unica azione davvero pericolosa, e nell’unica fatale distrazione del Napoli, e la qualificazione salta in aria.
ll rammarico di Rafael Benitez è cosmico, quasi universale, coinvolge l’intero mondo azzurro: «Non abbiamo superato il turno, purtroppo. E la rabbia è ingigantita dal fatto che il Napoli ha dimostrato di essere una squadra vera, che in questa Coppa avrebbe potuto dire la sua fino all’ultimo. Abbiamo giocato una partita spettacolare». Sipario. Non c’è redenzione per il Napoli, né pietà. Il sogno del Napoli bello di notte, di Rafa re di Coppe finiscono così, con la crudeltà che il destino riserva ai protagonisti più sfrontati, a chi prova a sfidare il tempo, la ragione, la logica delle cose. È una beffa, certo, visto che anche all’ andata il Porto aveva segnato nel momento migliore del Napoli. Rafa questo lo sa bene. «Tra andata e ritorno avremmo meritato noi di passare, abbiamo preso dei gol pazzeschi, anche lì hanno segnato pochi istanti dopo aver sciupato delle occasioni nitide. Non sono deluso, non posso esserlo. Ho visto un grande Napoli e la cosa mi rende felice».
Una beffa immeritata, perché il Napoli della prima ora è una squadra da Champions. «Non mi piace che ora ci critica solo perché siamo stati eliminati. Voi dite che siamosolo terzi? Solo? È una parola che non mi piace, perché qui è cambiato tutto, c’è un nuovo stile di gioco, un nuovo allenatore, tanti giocatori nuovi». Una squadra gioca e corre, il Napoli, mentre l’altra è stata solo a guardare. «Abbiamo fatto una gara fantastica, lo ripeto, abbiamo controllato il gioco, li abbiamo sfidati in velocità: non c’è stata precisione da parte nostra. In Inghilterra si dice: abbiamo giocato in una sola direzione».
Svela le parole pronunciate negli spogliatoi: «Ho detto ai ragazzi che uscire fuori dall’Europa League non è un dramma. E lo è ancora di meno dopo aver giocato una gara di questo livello, fatto 26 tiri e 13 hanno centrato lo specchio della porta. Ovvio, siamo tutti tristi. Ma dobbiamo essere fieri di questa prestazione». 42 partite giocate fino ad adesso e la necessità di fare turnover: «Devo pensare al fatto che si gioca ogni tre giorni. Gestire la rosa è una necessità, poi Pandev ha tanta qualità: noi dovevamo fare tre gol alla fine del primo tempo, questo è il nostro grande rimpianto». Difende la stagione. «Non siamo il Bayern Monaco, per essere al suo livello bisogna comprare almeno 20 giocatori», dice passando da un microfono all’altro. Non gli importa nulla a chi andrà questa Coppa che lo scorso anno ha vinto lui: «Certo, può vincerla Conte perché la Juventus è forte. Ma le otto che sono rimaste possono vincerla tutte».
Ora l’obiettivo è la rincorsa alla Roma: «Il secondo posto è alla nostra portata sia se passavamo il turno che adesso. Io preferivo andare avanti, volevo la finale. Certo, la squadra di Garcia ha avuto fino ad adesso il vantaggio di non giocare le coppe. Adesso questo vantaggio non ce l’ha più».
Fonte: Il Mattino.
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