Benitez in apparenza non muove un sopracciglio per tutta la sfida, concentrato com’è sulla sua prima uscita dell’anno nuovo. E sulla prima vittoria del 2014, che fa sempre bene, visto che una scivolata ieri avrebbe rischiato di aprire antipatici dibattiti, dice: «Non abbiamo giocato male, abbiamo sofferto, perse troppe palle ma con la Sampdoria sapevamo che non sarebbe stato semplice». Rafa resta composto, assorto, con la sua bella espressione da primo della classe che però, ogni tanto, il compito te lo passa, perché in fondo ha un sorriso da bonaccione. Ma ben presto schizza in piedi, lo spagnolo, quando la difesa balla perché il centrocampo non copre a sufficienza: «Manca equilibrio in qualche circostanza. E poi sprechiamo troppe occasioni da gol. Anche dopo essere passati in vantaggio qualcosa non ha funzionato: avremmo dovuto segnare prima il secondo gol e correre meno rischi».
Un successo importante, anche perché ottenuto senza subire gol, cosa che non capitava dalla notte di Champions con l’Arsenal (2-0) il 12 dicembre scorso. «Qualche ripartenza di troppo abbiamo concesso. Non siamo stati perfetti, ma i tre punti sono meritati. La Juventus sta facendo una cavalcata davvero esagerata, ma noi non molliamo. Sapevamo sin dall’inizio che la società bianconera ha la rosa più forte e il fatturato più forte. Per noi è importante fare i 3 punti ogni settimana, poi a fine stagione si tireranno le somme credo che noi dobbiamo pensare solo a riprendere la Roma». Forse è per questo, per la distanza ridotta a due punti dai giallorossi, che Benitez pare vedere tutto positivo. Dagli infortuni seriali («Non sono preoccupato anche se è fastidioso ma la situazione è sotto controllo e torneranno tutti molto presto») alle apprensioni in difesa. «Tutti parlano di mercato ma non è semplice poter intervenire. Poi noi abbiamo Fede (Fernandez, ndr): è bravo, in pochi sono superiori a lui in Europa. Aveva un solo problema: veniva da una stagione in cui aveva giocato poco». Strana la stoccata – forse involontaria – al suo predecessore. Con Mazzarri i paragoni sono continui. Anche se non ossessionanti. Rafone deve aver vissuto mesi assai peggiori, sotto questo aspetto, all’Inter, pressato dall’ombra di Mourinho.
Il tecnico del Napoli è soddisfatto: «La nostra è una mentalità offensiva e la nostra è stata una gara all’attacco: abbiamo giocatori che possono fare la differenza in ogni istante e contro la Sampdoria così è stato». Sul mercato diventa realista. Forse più del re. «Non ci sono giocatori di livello e quelli che ci sono costano troppo. Noi dobbiamo pensare anche al nostro equilibrio finanziario», sbuffa. La verità è che per prenderli vanno pagati a peso d’oro. E il Napoli non ama essere preso per la gola.
Torna sulla classifica. «La Roma è molto vicina, era questo il nostro obiettivo dopo la sconfitta con la Juve. Vedere i bianconeri in testa non è una sorpresa. Dieci punti? È la squadra più forte, ha un cammino strepitoso ma la stagione è ancora lunga e noi proveremo a fare tutto il possibile». La parola scudetto bada bene a non pronunciarla, questa volta. Ma non per questo i tifosi lo amano poco. Anzi per capire il feeling che l’uomo di Madrid ha creato con il San Paolo bisogna riascoltare il lungo applauso con cui i tifosi hanno accompagnato il suo inedito giro di campo a fine gara. «Ne avevo voglia, non ci vedo nulla di strano. Abbiamo dei tifosi eccezionali e questo è stato il mio modo per omaggiarli».
Fonta: Il Mattino.
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