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Benitez e il calcio italiano: tra clima tossico e paura delle innovazioni

Focus sui disastri del calcio italiano e l'accanimento mediatico nei confronti di Rafa Benitez

“Caso Parma”, querelle Lotito – Iodice, provocazioni a Rafa Benitez. Il leitmotiv dei rotocalchi sportivi sembra essere questo da oramai due settimane. Da una parte c’è chi propone di fare una colletta per far giocare il Parma, salvaguardando la regolarità del campionato, dall’altra Lotito riesce a querelare Iodice, il dg dell’Ischia “ricattato” proprio dal numero uno biancoceleste, ottenendo in meno di due ore, una deroga concessa da Tavecchio alla clausola compromissoria proprio in favore del presidente della Lazio, nonché consigliere federale. Per chi non lo sapesse, il Parma nel giro di due mesi viene ceduto prima ad un albanese che ‘Taci’ la sua identità e poi all’imprenditore Manenti, alla cifra record di 1 euro, che stabilisce la sede legale del Parma Fc in Slovenia. Precisamente alla Mapi Group. Chi permette tutto questo? Ah, bella domanda. In Italia ci si accorge di tutto quando ormai è troppo tardi. Chi dovrebbe monitorare la vicenda? Di norma la Covisoc, ma in un calcio gestito proprio il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, e dal consigliere federale Claudio Lotito, dobbiamo aspettarci questo e altri disastri. A questi aggiungiamoci il presidente della Lega Pro, Mario Macalli ed ecco completato il terzetto o la triade del nuovo millennio, che dir si voglia. Cosa c’entra Benitez in tutto questo? Niente! Allora perchè tirarlo in ballo, vi domanderete? Ci sto arrivando. Il punto è un altro. La domanda corretta da porre sarebbe “Cosa c’entra Benitez col calcio italiano?” Praticamente nulla, come mischiare l’acqua con l’olio. Cosa c’entra un signore del calcio con tutto questo guazzabuglio? La Gea, Calciopoli, il calcioscommesse, le polemiche arbitrali, vicende lontane anni luce dal Rafa-pensiero. Partendo dal clima tossico, made in Naples, che aleggia come una nube tossica che nemmeno Chernobyl, sul panorama giornalistico locale, provate a spiegarmi come possano ex allenatori di categorie inferiori, o giornalisti vetusti, polemizzare e dispensar consigli dell’ultim’ora. Benitez è solo l’ultima vittima delle critiche di chi non accetta il cambiamento e le innovazioni. Qui, a Napoli, finirebbero sotto il giudizio dei Catoni, perfino Guardiola o Mourinho. In alcuni salottini, opinionisti, ex calciatori, conduttrici, sembrano quasi provare soddisfazione a stuzzicare un allenatore che in sala stampa prova a spiegare, con la massima umiltà, la “tattica” a colleghi ben più prestigiosi del sottoscritto. Cosa ha sbagliato il caro Benitez per meritare tutto questo? In un anno e mezzo ha vinto due trofei nazionali a Napoli ed un Mondiale per Club all’Inter; e lì vi resto 4 mesi. In Italia, succede che l’ex presidente del Parma, Tommaso Ghirardi, quello che ha mandato in rovina il club, venga ospitato in Tv e nessuno provi porgergli domande scomode. Perchè? La risposta è semplice, si tratta di linea editoriale. Quella stessa linea che attacca chi si chiama fuori dal gruppo, dalla massa. Quella stessa linea che attacca “il nemico del suo amico”. Quella stessa linea che prova ad ingraziarsi qualcuno screditando l’altro. Quella stessa linea editoriale che non accetta chi ha il coraggio di affermare le proprie idee. Quella stessa linea editoriale che non accenna a mutare il proprio iter e sbatte in prima pagina sempre le stesse squadre, al di là dei reali meriti sportivi. E che diavolo, “ci può stare”! Eppure Benitez non ha minacciato nessuno, non ha offeso nessuno. Non ha chiuso qualcuno negli spogliatoi, salvo poi ritrattare, e tanto meno ha patteggiato una condanna. La sua condanna è proprio quella di non esser sceso a patti. Non è stato implicato in alcuno scandalo-passaporti, il suo è regolare.
Cari lettori, questo non è un articolo di favore e tanto meno uno scritto apologetico. Prendetelo come un “focus”. Un approfondimento. Le domande che ho posto, servano come spunto interpretativo, diano a tutti la possibilità di leggere anche quello che non trovate scritto. Perchè viene facile screditare o punzecchiare una persona sola, piuttosto che l’intero sistema? Il calcio italiano è allo sbando, l’editoria italiana fortemente in crisi ed in piena confusione: basti pensare ai telecronisti Rai che pensavano di commentare con l’opzione “tifoso”, delle pay per view. Lontano anni luce dallo sfarzo di un tempo, il calcio nostrano non accenna ad un minimo restyling e non stupisca che gente come Ronaldinho o Tevez arrivino solo a fine carriera; Van Persie a giugno si libera e a 32 anni si candida a recitare un ruolo da protagonista nella nostra Serie A.
In un paese garantista come il nostro, un personaggio come Benitez non centra nulla e non deve centrarci nulla. In un paese dove si confonde volutamente la discriminazione territoriale con folklore popolare, faticherebbe ad ambientarsi chiunque sia lontano da queste logiche. In un paese dove comandano gli editori e le loro partnership, inutile sperare nella meritocrazie: se ti chiami Juventus, Milan od Inter, sarai sempre un passo avanti…

Francesco Gambardella

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