NAPOLI – E’ proprio vero che di notte vengono fuori le verità e si raccolgono le confessioni più sincere. Rafa Benitez si concede all’inviato de «El Mundo Deportivo» alle tre di notte, nella sala ristorante del resort dove alloggia: a Castelvolturno, nell’appartamento con vista sui campi sportivi. Comincia con il distinguere l’esperienza napoletana da quella fatta all’Inter: «Non hanno niente in comune anche se si tratta dello stesso Paese e dello stesso calcio. C’è una differenza fondamentale. Qui, quello che si dice, si fa. Perché c’è un presidente che lo fa (Aurelio De Laurentiis, ndr). Ha fatto tutto quello che gli ho chiesto, mentre Moratti, al contrario, non ha fatto nessun acquisto da noi richiesto. Ci ha fatto delle promesse che, poi, non ha mantenuto». Ed emerge il grande feeling instaurato tra lui ed il patron del Napoli che poi si riflette sul mercato. Come dimostrano gli acquisti effettuati, tutti indicati dal tecnico. E c’è anche una motivazione precisa dell’arrivo di tre spagnoli (Pepe Reina, Albiol e Callejon), nonché di un altro che giocava nel Real, Higuain. «Quando arrivi in un campionato diverso – racconta Don Rafa – la cosa più importante è l’adattamento e per accelerare questo processo è importante avere validi interlocutori fin dal principio, calciatori che conoscano i tuoi concetti e che, inoltre, li possano trasmettere agli altri. La lingua è importante perché ci sono molte sfumature che possono sfuggire». E porta un esempio anche divertente quanto eloquente: un giorno al Liverpool sbagliò a pronunciare la parola «wind» (vento) e Gerrard capì «wine» (vino).
NAPOLI-LIVERPOOL – Inoltre si sofferma sulle caratteristiche ambientali, quelle che lo hanno incuriosito fin dal primo giorno e che gli fanno accostare Napoli a Liverpool: «Due città di lavoratori, non delle capitali, ma in un certo senso emarginate, dove il calcio non è solo uno sport ma anche una forma di riscatto sociale. A Liverpool la gente mi aiutò tantissimo e mi adora. Qui, fin dal primo momento, sono eccitati e ferventi. Bisogna vedere cosa succederà quando le cose non andranno tanto bene. Insisto col mantenere un profilo basso e coerente, perché arriveranno anche momenti difficili». E lì Benitez vorrà vedere come reagirà la torcida partenopea che per la verità ha già risposto assorbendo in fretta due sconfitte cocenti (con la Roma e con l’Arsenal), nonché il pari interno con il Sassuolo.
Benitez ritiene fondamentale per un tecnico allenare all’estero. Ed a proposito del campionato italiano dice: «In Italia abbiamo affrontato squadre che hanno giocato con il 4-4-2, altre con il 4-3-3, con il 4-3-1-2 fino ad arrivare al 5-2-1-2. Ogni squadra cambia modulo durante la partita. Devi adattarti senza impazzire e capire che tutto questo esiste e che bisogna conviverci. Ciò è impossibile apprenderlo senza muoversi dal proprio Paese. Per questo, credo, che coloro che escono dai propri confini apprendono tante cose, sono più completi». Parla delle ambizioni alla guida del Napoli: «Ora devo pensare ad essere competitivo contro Arsenal e Dortmund nel “gruppo della morte”. E in campionato, siamo dietro alla Roma che ha il vantaggio di disputare una sola partita a settimana». Confessa infine di non pensare alla nazionale spagnola, almeno per ora: «Resta un sogno, per ora con Del Bosque deve ancora vincere dell’altro».
Fonte: Corriere dello Sport
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