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Benitez: “Convinto da un progetto serio. Qui c’è feeling con De Laurentiis”

C’è il sense of humor che fa assai british e quel disincanto che ha qualcosa di madrileno, c’è la versatilità linguistica d’un colto uomo di mondo e il piglio autorevole di chi sa di non dover chiedere niente: a las cinco de la tarde, con quel pizzetto che fa tanto Carlos Ruiz Zafon, mentre scivola l’ombra d’una ventata di napoletano, la scena è d’un leader che con leggerezza sale sul palcoscenico e lo fa suo. «So bene che da oggi sarò per tutti Rafè». Senor e senorita, ladies and gentleman, Napoli è (in panchina) Rafa Benitez, il controrivoluzionario che con il Valencia ha sfidato (e battuto) Real e Barcellona, che con il Liverpool è arrivato in cima all’Europa e che con il Chelsea ha tacitato quello Stamford Bridge nostalgicamente mourinhano.

Benitez al Napoli: perché?
«Perché c’è un progetto. C’è una squadra che è in Champions e che sta crescendo; che con Mazzarri ha ottenuto risultati importanti. Sono in un club che negli anni si è sviluppato ed è ambizioso. Io posso portare qualcosa di mio, ma qui ci sono idee che hanno consentito di arrivare già ad alti livelli. Lo testimonia la presenza di tanti giornalisti, arrivati da ogni parte del Mondo».

Il primo impatto…
«Il caldo m’ha sorpreso: sono reduce dall’Inghilterra e il clima è indubbiamente diverso…Ma ho visto la città, conosco i dirigenti, ho avuto modo di chiacchierare con calciatori che hanno affrontato il Napoli e che si sono espressi in maniera entusiastica. Sono contento di essere approdato qua, con un gruppo di calciatori forti e in un contesto in cui si vuole fare ancora meglio».

Inevitabile chiederle di Cavani…
«E inevitabile che si parli così tanto di lui, che è uno dei calciatori più forti in circolazione. Siamo felici sia nostro e spero di ritrovarlo qua. Ho avuto modo di parlargli e lo farò ancora: aspetto di vederlo, per poter dialogare ancora con lui. Intanto, ci siamo scambiati una serie di messaggi. Ma ora è impegnato altrove ed è giusto che sia concentrato sugli impegni della sua Nazionale».

Dopo due anni e mezzo, di nuovo l’Italia: c’è qualche errore che non vorrà ripetere?
«Si lavora sul proprio passato ma si guarda al futuro: sono in un ambiente diverso, con tifosi, manager e calciatori differenti. Sappiamo ciò che vogliamo e quel che bisogna fare: nelle nostre intenzioni, ci piacerebbe migliorarci, dar continuità alla filosofia espressa in questo decennio».

A prima vista, il feeling con De Laurentiis sembra più concreto rispetto a quello manifestatosi nel semestre con Moratti.
«Penso di non dover dimostrare nulla. Sono arrivato in una Napoli che ha una passione straordinaria, me lo ha dimostrato sin dal giorno dell’annuncio – con trentamila contatti sul mio sito – e me lo ha confermato nell’assaggio che mi ha offerto tra le strade, sommergendomi d’affetto e di richieste di autografo. Penso poi che vincere sia importante ovunque: in Spagna, in Inghilterra e anche in Italia. E avere alle spalle un pubblico che ti spinge in maniera così decisa è un bel vantaggio».

Le responsabilità non le mancheranno.
«Proveremo a far bene in qualsiasi competizione: e ne abbiamo tre. Siamo al lavoro per rinforzarci, sapendo che la Champions rappresenterà un impegno molto duro. Ma De Laurentiis mi ha detto sin dal primo appuntamento di lavorare con tranquillità. Ho un nucleo di giocatori di assoluto valore, però è possibile intervenire».

Le prime voci di mercato conducono anche ad un portiere, Rafael.
«Il nostro portiere sarà sicuramente De Sanctis e se ne troveremo anche un altro, sarà semplicemente per arricchire ulteriormente l’organico. Saremo forti e non avremo paura di nessuno».

Allenatore all’inglese o all’italiana?
«Ho 53 anni e da 26 alleno, ho fatto il manager ma principalmente il tecnico. Ho trovato uno staff di riguardo: Bigon è uomo di calcio e con lui e con gli altri rappresentanti della struttura tecnica ci siamo confrontati e c’è stata immediatamente sintonia. Continueremo così e poi informeremo De Laurentiis dei temi affrontati e delle decisioni che insieme a lui vorremmo prendere».

Accoglienza «solenne» e impegnativa…
«Sentirsi benvoluto agevola e induce a star meglio. Quando ho chiesto ai napoletani di suggerirmi quali luoghi visitare, mi hanno risposto in ventimila. Parto con un bel vantaggio, anche perché ho una società che mi segue».

Analogie con Valencia e Liverpool?
«Qualcosa mi pare si intraveda. Però per confermare quest’entusiasmo e tener viva la fiducia sarà anche importante vincere. Non è facile. Sia chiaro che, dipendesse da me, lo farei subito. Ma ci sono gli avversari, le variabili del campo. Io so per certo che darò tutto quello che ho per il Napoli e per i suoi tifosi».

Ha preferenze sui rinforzi, sulla loro estrazione?
«C’è un piano che abbiamo già approntato: siamo tranquilli, conosciamo i tempi del mercato, del quale evito di parlare. A me non interessa da dove vengano, se siano spagnoli o no. A noi interessa che siano forti».

Del Napoli sa tanto…
«Ho assunto informazioni, ho osservato. C’è un nucleo importante: sui singoli non amo sbilanciarmi, ma Insigne è molto bravo; e Hamsik è uno che aiuta per fare la differenza: è intelligente, di gran qualità, può giocare in vari ruoli. Ho Pandev, ho Dzemaili calciatori di tecnica, utilizzabili in vari modi. Poi si lavorerà….».

Avrà bisogno di quanto tempo per dare un’impronta al Napoli?
«Impossibile prevederlo. Così come penso sia inutile sbilanciarsi sul modulo: Maggio in Nazionale fa il quarto basso a destra e Zuniga e Armero fanno lo stesso in Colombia. Il ritiro servirà anche a questo: a scoprire la tendenza del Napoli, che in passato ha avuto modo di esprimersi attraverso una serie di moduli sempre fruttuosi. Gli allenamenti mi diranno se i ragazzi capiranno ciò che voglio da loro».

Per un madrileno (e non solo per un madrileno), il Real è un’aspirazione.
«Potevo andarci un giorno, ma avevo dato la mia parola al Liverpool. Non credo di dover spiegare perché non sono al Real. Ma sono felicissimo di far parte di questo club che ha tifosi spettacolari».

Tra le sue prime espressioni, quasi in stile-Barça, s’è sbilanciato: Napoli è più di un club…
«Ho avuto modo di capire subito quanto sia forte l’amore della gente per la squadra. Mi hanno scritto e tutti mi hanno ricordato che sono sei milioni nel mondo, che vivono le loro giornate pensando alla prossima partita. Qui tutto profuma di calcio; c’è un sentimento straordinario e spero di far bene. So che se all’inizio dovessimo trovare qualche difficoltà, avremo i tifosi che ci aiuteranno».

Fonte: “Il Corriere dello Sport”

La Redazione

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