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Benitez contro Montella, l’esperienza sfida la fantasia

Siamo al terzo atto stagionale fra due squadre che, classifica alla mano, appartengono a un livello inferiore solo a Juve e Roma e superiore a tutte le altre. Fiorentina e Napoli si somigliano nelle amarezze e nelle resurrezioni. Nel primo decennio del 2000, la terza e la quarta forza del campionato sono state tutt’e due in Serie C sapendo però che sarebbe stato solo un passaggio. In C, con le nuove proprietà, hanno trovato la forza di rinascere, di risalire, di rimontare le posizioni al vertice del calcio italiano e di addentare quello europeo. Oggi il Napoli, come dice anche la classifica, è un po’ più avanti rispetto alla Fiorentina, è più vicino alla Roma, non avendo interrotto un percorso virtuoso su cui si era incamminata anche la società viola prima di incappare in due brutte stagioni, il percorso europeo. Il Napoli andrà in Champions anche nella prossima stagione (play-off permettendo), per la terza volta negli ultimi quattro anni. La Fiorentina giocherà invece l’Europa League. Ma per tutt’e due il programma di crescita è chiaro e ben fondato. Ci sono risorse economiche e ambientali, progetti per i nuovi stadi, ambizioni basate su argomenti sostanziosi, non ci sono velleità, ma progressi reali, assicurati da imprenditori che appartengono a mondi diversi, anche se in certi punti confinanti, lo spettacolo di De Laurentiis, il lusso, l’editoria, la finanza di Della Valle.
Fiorentina e Napoli, nelle loro ultime gestioni, hanno vinto meno di quanto hanno investito. Per De Laurentiis una Coppa Italia in 10 anni, per i Della Valle nemmeno quella in 12 stagioni. E’ una delle ragioni per cui la finale di Roma diventa ancora più interessante, più vera, più desiderata. Vincere aiuta a crescere, a sentirsi più forti, più sicuri, più convinti del proprio calcio. Le squadre, nella loro pura espressione calcistica, non si somigliano e nemmeno i due allenatori, a livello tattico, hanno punti in comune. Benitez non si schioda dal 4-2-3-1, cambia gli interpreti, mai l’assetto, il suo integralismo è inaccessibile; Montella muove di continuo la squadra, difesa a 3, difesa a 4, Cuadrado terzino, Cuadrado ala, Cuadrado seconda punta, il rombo, il 4-3-3, così la Fiorentina non è mai la stessa. Le due squadre e i due tecnici, uno di grande esperienza internazionale, l’altro di breve esperienza nazionale, appartengono però alla stessa filosofia: si gioca attaccando.
Fonte: Corriere dello Sport
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