NAPOLI – La Grande Bellezza è in quel Napoli-Milan da (ri)vedere per gustarselo ancora, in quell’ora e mezza di calcio verticale, in quel desiderio innato d’inseguire l’Idea e di coltivarla “sin prisa pero sin pausa” e all’infinito: «Perché siamo forti e lo saremo sempre di più». La Grande Bellezza è in quella contraddizione in termini che va in scena da Bergamo al San Paolo, nella paradossale interpretazione di se stessi che prima fa scempio del progetto e immediatamente dopo l’esalta sino a renderlo favolistico: e ciò che resta ora, in quel clima d’euforia palpabile, è la ricerca d’una dimensione «eterna», la voglia matta di spingersi al di là del puro senso dell’estetica: «Prestazione di altissimo livello: ai ragazzi ho fatto i complimenti. La sfida con il Milan è stata interpretata con enorme intensità, com’era già successo mercoledì scorso all’Olimpico. Abbiamo giocato davvero bene e potevamo segnare anche più di tre gol».
RIVINCITA – La Grande Bellezza è ora, in quel «faccia a faccia» che vale la finale di Coppa Italia, in quel Napoli-Roma che diventa l’ennesimo esame d’una ricostruzione ch’è tattica ma non solo, ch’è «comportamentale» ma non solo, che assoluta, perché coinvolge la testa e pure le gambe d’una squadra ch’era abituata a correre all’indietro e che ora vuole (vorrebbe) saperlo fare in avanti: «Io so che è difficile sviluppare un progetto senza il sostegno dei risultati, ma a Bergamo eravamo stati sfortunati: il nostro primo tempo non era da buttare e nella ripresa gli assist li abbiamo fatti noi. Però non cerchiamo alibi, ma pensiamo a migliorarci attraverso il lavoro. Però se continuiamo come in queste due ultime partite, c’è da avere fiducia».
L’ELITE – La Grande Bellezza è Napoli-Milan, 3-1, e risposte «secche» al malessere collettivo e messaggi chiarissimi (attestati di stima, solidarietà da allenatore) che piovono mica a caso su Inler, sulla sua impermeabilità agli spifferi, sulla sua integrità caratteriale che a Benitez ha offerto l’opportunità per gratificare il proprio Re Leone: «Gokhan è un professionista serio ed eccezionale e io ho enorme stima di lui, perché lavora sempre tanto e sempre con impegno. Con il Milan è stato bravo, così come lo è stato anche Jorginho, e sono sicuro che migliorerà ancora». Ma la Grande Aspirazione è la finale di Coppa Italia da afferrare al volo, in quei novanta minuti da dentro o fuori che si giocheranno sul filo d’un gol (di svantaggio) in un San Paolo con gli occhi ancora pieni dei quel Napoli, contro la Roma che richiederà le identiche scosse avvertite (ma pure un sano equilibrio) con il Milan: «Se continuamo così…».
FUTURO – Ma poi c’è la Grande Incognita, perché il 3-0 con l’Atalanta è ancora freschissimo; e pure il pareggio con il Chievo e quello di Bologna: occasioni perdute, però anche un passato da sommergere rapidamente, per svelenire la Napoli esigente, per confermare che «la strada giusta è quella tracciata in questi primi mesi», per restare immersi in un calendario densissimo – il campionato con la Roma che dopo il pareggio nel derby è un po’ più vicina e l’Europa League e la Coppa Italia – «perché ciò vorrebbe dire che, dovendo giocare sempre, staremmo facendo bene; perché noi siamo tesi a costruire qualcosa attraverso il nostro concetto di calcio». Perché chissà forse il meglio deve (seriamente) ancora venire…
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro