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Benitez contento: “Abbiamo fatto un ottimo lavoro”

La matematica non è un’opinione, ma un pieno d’entusiasmo ch’è assai simile alla felicità ritrovata: due più due fa (sempre) quattro e però tre più tre fanno sei punti in classifica che autorizzano a gustarsi il «Velodrome» e a lanciarsi a testa alta nel futuro. «Ora abbiamo Olympique ed Arsenal in casa ed andremo a Dortmund contro il Borussia». La notte è fatta per sognare, per spaziare nell’orizzonte, per ritrovarsi dopo essersi (vagamente) perduti all’Olimpico: e in quella Marsiglia che rappresenta la frontiera tra la malinconia più grigia e l’entusiasmo controllato, c’è un Benitez che dispensa pillole di saggezza, lasciandosi scivolare addosso l’umanissimo clima scatenato da un successo che pesa, eccome. «Io sono soddisfatto perché ho vinto…».
BENE, BRAVO, DRIES – Roma è (stavoltà sì) un neo giallorosso che va scomparendo e in questa serata divenuta dolcissima, zucchero filante che sgorga dalla corsia destra e pure da quella sinistra, il primo pensierino di Benitez è per quel «diavolo» di Mertens, una furia incontrollabile capace di spaccare il Marsiglia (quasi) da solo, la freccia avvelenata conservata per demolire la resistenza dei francesi e il pessimismo partenopeo. «Dite che ho scelto bene, ma per me è facile farlo avendo un giocatore come lui. Devo dire che avevamo studiato molto bene i nostri avversari, con lo staff avevamo analizzato i loro pregi ed anche, ovviamente, i difetti: i ragazzi sapevano come comportarsi e sul campo hanno ripetuto alla lettere tutto quello che avevamo scritto alla lavagnetta. Devo dirlo: tanto di cappello alla difesa».
CHE UOMO! – Marsiglia 1 e Napoli 2: e l’hombre del partido, quel fusto che s’alza dalla panca, va e segna come nessuno avrebbe mai sospettato sapesse farlo, è la prova-provata d’un coraggio ch’emerge dalla panca, la dimostrazione d’una visione ampia d’un calcio che nel metodo Benitez prevede pure la formula osé. Dentro Zapata, 22 appena, e per sostituire quel «mostro sacro» di Higuain: ignorando i pregiudizi, spingendosi al di là delle sostituzioni di circostanza, dando un senso tattico (e persino progettuale) a quel Napoli educato per vincere, a prescindere. «L’ho detto: Duvan migliora di giorno in giorno. E’ chiaro che ha bisogno di allenarsi, di conoscere questo calcio, ma deve poter anche giocare per mostrare di aver imparato. Sapevo che Higuain non avrebbe potuto reggere per l’intera parita ma ho deciso seguendo lo sviluppo della gara. Zapata è stato molto bravo, ha confermato che in questo Napoli ci sono valori, perché si allenano tutti con grande determinazione e poi ci mettono sempre tanta concentrazione».
MORS TUA – Il passato che non torna, stavolta, è in quella partita (o domanda) che insegue come un tormentone, in quel Roma-Napoli ora rimossa dalla psicologia spicciola: Marsiglia è il «nuovo» che avanza, la risposta per tacitare un malumore comprensibile e per riprendersi se stesso e un po’ anche quell’Europa da vivere in un «girone della morte» che è un incubo. «Continuo a pensare che a Roma il Napoli non abbia giocato male e sia stato punito dagli episodi: due occasioni da gol, tre legni; però eravamo convinti che continuando in quel modo avremmo vinto. Ci siamo riusciti e possiamo ritenerci soddisfatti. I ragazzi si sono sacrificati, abbiamo fatto un’ottima partita. Siamo in un raggruppamento difficilissimo, Arsenal e Borussia Dortmund sono avversari di assoluto spessore. Volevamo i tre punti e li abbiamo presi. E siamo al 75%». Claro, señor.

Fonte: Corriere dello Sport

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