Sin prisa, sin pausa: ma con una allegria (repressa) che riconduce alla normalità perduta. Sin prisa e sin pausa: e però con il Napoli che resiste, si allunga e poi si accartoccia su se stesso, si eleva (per un po’) oltre la crisi e poi quasi la subisce, sfiorando l’autolesionismo. Però, stavolta, e mica come con il Chievo e a Udine e con il Palermo, soprattutto sin pausa: Sassuolo 0, Napoli 1, è lunghissima la strada che conduce (ben) fuori dal tunnel, ma almeno s’è intravista una luce laggiù, nell’angolo più sperduto d’una psicologia fragile con le ali di una farfalla.
Benitez, questa volta le va bene così? Tre punti pesanti e via.
«Dovevamo vincere e ci siamo riusciti. Lo abbiamo fatto con una squadra che ha saputo sempre restare corta, compatta e che, a differenza di Udine, appena sette giorni fa, ha portato a casa tre punti. Mi sembra un bel passo avanti rispetto al recente passato».
Ha cambiato ancora e stavolta qualcuno ha risposto meglio.
«Bene sia a destra che a sinistra, sia in Zuniga che in Britos. Ma avevamo dentro la voglia di prenderci la partita, di battere il Sassuolo in un momento particolare e questo alla fine ha fatto la differenza».
Strano ma vero: Gargano in campo per la quarta partita consecutiva. E’ diventato quasi un giocatore insostituibile.
«Quando all’inizio della stagione abbiamo scelto di farlo rimanere qui con noi, c’erano delle motivazioni. Sono contento per lui, chiaramente».
Il primo mese della seconda stagione napoletana sembra averle tolto il sorriso.
«Ma se vinciamo cinque partite di seguito vedrete che torno quello di sempre…Io conosco il mondo del calcio, so come vanno le cose e però mi ritengo un professionista serio circondato da professionisti seri: ascoltare cose false, che c’entrano nulla con noi, non è piacevole. Mi è sembrato quasi che, all’improvviso, fosse caduto dal cielo, su Napoli, un allenatore…ma io alleno da 28 anni e il rispetto non deve mai venire meno».
Converrà: pure stavolta, la squadra ha mostrato due facce.
«Abbiamo sofferto soprattutto nel secondo tempo perché il Sassuolo ha cominciato a giocare con palle alte, con lanci lunghi; e poi non siamo stati abbastanza lucidi a sfruttare alcune ripartenze che loro ci hanno concesso nel tentativo di cercare il pareggio».
Quale è la spiegazione di una così netta trasformazione?
«Ci manca ancora la capacità di gestire serenamente certe situazioni particolari, soprattutto durante la fase offensiva. Ma anche prima, si poteva far la differenza, chiuderla ed evitare le sofferenze del finale».
C’è ancora molto da lavorare.
«Ci sarà sempre da lavorare, anche se e quando le cose andranno meglio. Ma io mi auguro che questo sia il primo di tanti successi, perché in tal modo risulta tutto più agevole, anche la comprensione, nello specifico, dei vari ruoli».
Il clima e l’ambiente sembra vi aiutino…
«I tifosi, quando sono con noi, e soprattutto in occasione della partite in trasferta, ci trasmettono energia e incidono in maniera seria sul nostro rendimento: secondo me, il Napoli con la propria gente al fianco riesce ad ottenere anche il 10% in più da se stesso».
Finalmente una domenica senza subire gol. Non era mai successo.
«Ma io volevo la vittoria e questo è l’aspetto più importante. A noi serviva una boccata di tranquillità, ce la siamo concessi. Ma dopo questi tre punti sappiamo che siamo appena all’inizio».
Fuori Higuain e dentro Zapata.
«Ma le loro caratteristiche si sposano e non è escluso, come pure è accaduto in altre circostanze, di vederli assieme».
Almeno la classifica s’è aggiustata. A parte la Juve e la Roma, a punteggio pieno dopo cinque partite, le altre sono tutte molto ravvicinate. Il terzo posto non è così lontano e un po’ tutte le squadre hanno problemi da risolvere.
«Ma viviamo alla giornata e dunque si ragiona di partita in partita. Non ci poniamo obiettivi a lunga distanza, non è ancora arrivato il momento per una considerazione del genere».
Se rivede la partita a cosa pensa?
«All’ultima mezz’ora, alla disperazione del Sassuolo che spingeva ed alla nostra difficoltà, recuperata la seconda palla davanti alla difesa, di allungarci come sappiamo fare».
Cosa chiede all’immediato futuro?
«Di tornare quelli che eravamo nel recente passato. E’ vero che adesso, dopo una vittoria in trasferta, si sta meglio; però la condizione mentale ideale si raggiunge attraverso l’idea di calcio. Noi abbiamo in testa un progetto e siamo in condizione di esprimerlo in campo».
Non è ancora il migliore Hamsik.
«Che però in altre partite ha fatto un grandissimo lavoro e ci ha dato una bella mano. Gli manca soltanto il gol probabilmente, ma i cambi sono stati suggeriti dall’esigenza di aver maggior brillantezza e di facilitare la connessione tra i diversi reparti».
Però c’è sintonia.
«E’ il successo del gruppo, che ha dimostrato la sua forza ed è stato capace di vincere una partita non facile. Avremmo meritato di più anche altre volte in questa prima parte della stagione. Direi che le sconfitte contro Chievo e Udinese e il pari con il Palermo potevano essere tre successi, ma inutile star qui a recriminare».
Fonte: Corriere dello sport
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