Il nuovo Napoli di Benitez supera la prima sfida ‘seria’ giunta a misurarne le ambizioni nazionali ed europee, e in mente viene subito un modo di dire: “Se il buon giorno si vede dal mattino…”. Ebbene, il mattino, o meglio la serata è stata incoraggiante. Incorniciata perfettamente da un pubblico caloroso e celebrata con un evento (pur ‘contenuto’ per rispetto ai fatti di cronaca) organizzato per inaugurare una stagione che promette la consacrazione tanto attesa. Alla fine la festa è stata onorata: battuti per 3-1 i campioni turchi del Galatasaray, in una sorta di prova di Champions League, se è vero che di fronte c’era gente del calibro di Drogba, Sneijder e Yilmaz.
Il grande nome del mercato napoletano Higuain non era utilizzabile e si godeva dalla tribuna la sua nuova squadra che a tratti già giocava un calcio spumeggiante. Godendosi in particolare l’altro ex-Madrid, Callejón, che ha fatto subito vedere di che pasta è fatto. Lo spagnolo è parte attiva della principale novità del modulo di Benitez, il trio di mezze-punte del 4-2-3-1. Proprio questa linea a tre è stata la sorpresa più lieta. Prima di tutto per la duttilità dei suoi interpreti, capaci di gestire perfettamente il non-possesso: Hamsik pressava alto sui portatori centrali, Callejón e Insigne ripiegavano sulle fasce allargandosi molto per contenere i laterali turchi. In fase offensiva, poi, i due esterni partivano larghi per poi accentrarsi o andare al cross, tutto con estrema rapidità e precisione. E mentre Callejón iniziava a fornire assaggi di tecnica e velocità, Insigne non ci pensava due volte e pennellava sulla testa di Pandev una palla da mettere solo dentro. E già era 1-0. L’ariosità dei movimenti dei quattro d’attacco si accompagnava ad un’ottima capacità dell’intero undici di coprire gli spazi del campo, con molto dinamismo, molta disciplina, e poi buone idee nelle fasi di costruzione, imbastite sempre con trame svelte e accurate, grazie anche ai movimenti senza palla di tutta la squadra.
Una squadra grintosa e attenta, che, si è visto, ci teneva a fare bella figura all’esordio. Ma anche messa bene in campo dal mister e ben disposta alla corsa, e guidata da un Hamsik che si candida ad essere, quest’anno, il faro dei suoi. Benitez non è stato a guardare – ha scritto romanzi sul suo taccuino – e ha provato ad invertire le posizioni di Callejón e Insigne, che hanno saputo mettere in crisi gli esterni del Galatasaray, Eboué e Riera. Ma gli ospiti sono poi cresciuti lentamente, abbandonando l’iniziale atteggiamento pigro e intorpidito, e mettendo in difficoltà la retroguardia azzurra, unico reparto non del tutto convincente nella serata al “San Paolo”, soprattutto per quanto riguarda Britos. Certo, il rivale era un certo Didier Drogba, ma l’uruguaiano è stato spesso goffo ed ha anche commesso un fallo da rigore non visto. Tutto ciò ha favorito la prima apparizione di Rafael, che ha sfoggiato tre o quattro interventi importanti, due dei quali causati da un suo stesso errore coi piedi (proprio il dettaglio a cui tiene Benitez!).
La ripresa, il Napoli l’ha iniziata quasi meglio del primo tempo, colpendo subito un palo con Dzemaili e poi sfiorando il gol con Callejón. Ma proprio Dzemaili dovrebbe far riflettere il suo tecnico: nelle incursioni è prezioso, ma non è il migliore degli interditori. E Inler, entrato nella ripresa per Behrami, sembra ancora quello incerto dell’anno scorso. Sarà che al Napoli serve più un centrocampista che un altro attaccante? Tant’è che il Galatasaray ha sfruttato i punti deboli dei padroni di casa, fragili al centro senza Behrami e pure sulla fascia destra con Mesto, che ha cominciato a soffrire Amrabat ben prima del suo gol dell’1-1. Forse anche un nuovo difensore non farebbe male al Napoli, magari uno capace di giocare tanto come interno quanto come esterno. Uno come Campagnaro, per intendersi.
L’ultima mezzora di gara è stata intensa, a tratti ben giocata da entrambe le squadre. Il Napoli ha fatto rivedere il proprio cavallo di battaglia usuale, le ripartenze, ancor più letali se articolate da velocisti tecnici come Mertens (buono anche il suo esordio), Callejón e Insigne. Ma anche quando la manovra partiva con ordine, è stato bello vedere i giocatori azzurri sempre con gli occhi rivolti in avanti e con le gambe reattive, sempre inclini all’azione verticale e ficcante. Così, anche quando il Galatasaray è cresciuto, l’arma tagliente del contropiede ha colpito nel segno, mandando in gol, con azione pregevole e assist del solito Insigne, un fischiatissimo Zuniga, nella speranza che la rete possa mettere fine alle incertezze sul futuro del colombiano. Il 3-1 finale è un rigore trasformato (meritatamente) dallo stesso Insigne, gran mattatore della serata e chiaramente già in sintonia con il nuovo tecnico, intenzionato a valorizzarne le doti.
In conclusione, per quanto può dire una singola partita, il Napoli ‘targato Benitez’, pur senza il contributo di Higuaìn, sembra funzionare al meglio per quanto riguarda i quattro davanti, dove c’è pur sempre un dimenticato Pandev; meno bene, invece, per quanto riguarda i quattro dietro. Pertanto, al Napoli servirebbe piuttosto un centrale difensivo veloce ed è indispensabile che i due esterni della difesa siano giocatori anche in grado di coprire. Qualche indicazione per il mercato c’è e conferma alcune necessità che già sembravano evidenti senza controprove. Ma al di là delle piccole imperfezioni da colmare, la vittoria sul Galatasaray è il miglior modo per avviare questo periodo di svolta nei piani della società azzurra.
A cura di Lorenzo Licciardi
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