Vamos: e in quell’ora e mezza che trascina (immediatamente) nel vivo d’una stagione da attraversare a petto in fuori, il futuro è un’incognita da accarezzare con leggerezza e però con autorevolezza, la miscela esplosiva da nascondere sotto la panca per prendersi il San Paolo: «La Juventus è la favorita, erano già forti e poi hanno acquistato anche Tevez e Llorente: ma non sempre i favoriti vincono» . La Grande Bellezza d’una Sfida a oltranza è nell’uso (però mai smodato) d’eleganti allusioni, nel ricorso all’ironia, in quello stile un po’ British ed assai spagnoleggiante che Rafa Benitez ha irrorato d’una insospettabile vena di napoletanità rivelata dal linguaggio e da una socievolezza sprigionata a tutto campo: «Comincia un campionato interessantissimo: si sono rinforzate in tante, la Roma e la Fiorentina ad esempio; e l’Inter non parteciperà alle coppe; e il Milan è comunque forte di suo. Io sento di avere la possibilità di far bene: c’è un calore popolare fantastico, c’è grande entusiasmo, abbiamo qualità».
RIVOLUZIONE – Ciak, si gioca: e in una serata che nel suo piccolo sa di magia, con il sacro furore sprigionato dal campionato, Napoli-Bologna diviene l’inizio d’una nuova era, il simbolico passaggio di testimone da Mazzarri e dal suo quadriennio intarsiato da successi (la Coppa Italia) e da conquiste (le qualificazioni in Champions) a Benitez e ad un sistema rivoluzionato silenziosamente (nuovo modulo e quattro «debuttanti» nella formazione titolare) che comprende altro ancora: Cannavaro sembra per il momento fuori dalla squadra iniziale; e in quell’organico ricostruito attraverso la spesa di una novantina di milioni di euro (circa), restano ancora una serie di caselle vuote, un mediano, probabilmente un difensore. Si parte: e in una nottata assai suggestiva, con il fascino d’Higuain che domina il San Paolo dall’alto di quei (quasi) quaranta milioni di euro investiti, la star è (indiscutibilmente) Rafa Benitez che va alla (ri)scoperta dell’Italia però ripartendo dalla Capitale del Sud d’un calcio che tre anni fa gli venne improvvisamente negato, lasciandogli rimpianti e un velo d’amarezza accantonato con un sorriso: «Il mio italiano, comunque, è molto migliorato» .
OCCHIO – Il mercato è una distrazione fatale: il colombiano Zapata sarà in tribuna, fresco d’ingaggio e di visite mediche; e però qualcosa rovisterà nella testa di Benitez, ch’è contento di ciò che ha in attacco ( «tanta qualità e varie soluzioni» ) e però non si nega nulla, neanche il piacere di ricevere magari qualche sorpresa, dopo aver consumato la sua prima serata ufficiale con il Bologna: «Un allenatore vuole sempre di più, ma io sono contento dei calciatori che abbiamo acquistato e degli sforzi compiuti. Se potremo fare altro, va bene; altrimenti, va bene ugualmente» .
FAB FOUR – Si parte e sarà, come largamente annunciato, il Napoli alla Benitez: 4-2-3-1, con Albiol e Britos destinati a fungere da titolari davanti a Reina; con Inler e Behrami nel mezzo; con un dubbio tra le linee (Insigne in vantaggio su Callejon anche se «c’è stato il problema dell’influenza» ) e Hamsik e Pandev immediatamente alle spalle di Higuain. Tentazione d’una formula offensiva assai, un poker da calare subito per mostrare che non c’è bluff. Poi spunta Benitez, con il suo carico di ori, con quella bacheca ridondante nella quale c’è comunque posto: scudetto, Champions, Coppa Italia, Napoli si stropiccia gli occhi e parte sognando. «Non sempre vincono i favoriti» . Vamos, señor…
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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