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Benitez al Napoli: è fatta

Ormai manca l'annuncio del presidente ma Benitez è ormai un tecnico del Napoli

Meglio cinguettare un po’, come i fidanzatini di Peynet: e però mentre intorno c’è il clima del d-day, la fumata azzurra che s’intravede all’orizzonte preannuncia lo sbarco d’una star della panchina che cento ne pensa e un’altra ne inventa. Fatta, teoricamente fatta: perché in quell’universo avvolto nel mistero più fitto bisogna andare a leggere i messaggi subliminali trasmessi silenziosamente, i segnali d’un firma che ormai è nell’aria e di un annuncio per il quale basta un niente, centoquaranta caratteri o giù di lì. «Saprete tutto attraverso il twitter della società». Così parlò De Laurentiis e così sarà: affinché il calcio del Terzo Millennio resti abbracciato teneramente allo sviluppo tecnologico. Si scrive Rafa o anche Benitez, tanto basta una parola – una soltanto, il nome o anche il cognome – per presentarlo al Napoli che sarà suo, due anni almeno, la sintesi d’una trattativa lampo, avviata con il blitz di lunedì a Londra e tecnicamente chiusa quarantotto ore dopo, in una full immersion in cui si è sceso nei particolari – contrattuali, naturalmente – e si è parlato (infine) di soldi, argomento tralasciato nella presa di contatto e ridotto praticamente a dettaglio di un’unione che di fatto è nata spontaneamente ed anche immediatamente. 

IL CONTRATTO – Manuel Garcia Quilon è molto più di un procuratore, è un po’ l’anima (manageriale) di Rafa Benitez, è la sua coscienza, quasi la sua interfaccia; e poi è sveglio, ispirato, preparato ed intuitivo. E sempre presente, mentalmente. A Roma s’è presentato in anticipo rispetto ai tempi annunciati e mercoledì era già atterrato a Fiumicino: sapeva ovviamente che De Laurentiis e Bigon sarebbero arrivati soltanto nel pomeriggio da Castelvolturno e ci sarebbe stato modo per vedersi, accomodarsi ad un tavolo e dialogare senza fretta alcuna. Intanto, via XXIV maggio è nel cuore d’una città semplicemente fantastica, nella quale ci si può perdere: una passeggiata distensiva, prima della maratona. Bisognava intendersi sulla durata dell’accordo (biennale però senza opzione per il terzo), poi sull’entità dell’ingaggio (intorno ai tre milioni e mezzo di euro) e su quella dei bonus (premio scudetto compreso), sul numero dei collaboratori (saranno quattro, difficilmente arriveranno a cinque) e sui compensi da destinare al proprio staff. 
UN GIORNO – C’è voluto un po’ per intrufolarsi nel contratto del Napoli, una trentina di pagine (circa), e c’è voluta un’attenta lettura di qualsiasi capitolo, per non incorrere in equivoci: da mercoledì a giovedì il passo è breve e quando ieri mattina Aurelio De Laurentiis ha tenuto fede alla propria prenotazione per il volo verso Londra, s’è avuta percezione che gli ultimi ostacoli erano stati superati. A Roma, nella sede della Filmauro, sono rimasti Andrea Chiavelli – l’amministratore delegato del Napoli – e Riccardo Bigon – il direttore sportivo – perché ormai bisogna ossequiare le ultime esigenze, definire qualche piccolissima divergenza, cominciare ad avviare anche la stagione attraverso la definizione di un programma di minima da sottoporre poi a Benitez, che intanto era in America e che però sapeva praticamente in diretta ciò che stava accadendo. Perché in quest’era tecnologicamente avanzata poi basta un clic per avviare una call conference, per dirsi tutto, ma proprio tutto ciò che sta succedendo da quest’altra parte dell’Oceano. E poi, dritto al cuore della gente, ma stavolta con un tweet: «Habemus Rafa»
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