La terza settimana è (calcisticamente) sempre la più dura: perché ha scavato fin dentro le sacche dell’energia ed anche in quelle dell’economia (familiare) e alla fine, con questo calendario ingolfato, i conti non tornano. La terza settimana è fatica allo stato puro, persino atleticamente parlando: e mentre intorno s’avverte il vuoto «ambientale» d’un San Paolo disadorno, ancor prima di assaporare il «Franchi», d’incrociare la «Viola», di sottoporsi all’ennesimo test, nel ventre d’una analisi a tutto campo, il messaggio diretto al cuore d’una Napoli che c’è, anche quando non si vede, è una carineria che sposta l’attenzione sui problemi autentici della vita. «E’ vero, c’era poca gente contro lo Young Boys, ma capisco che non per tanta gente non è facile arrivare a fine mese e che ci sono priorità. Ma i tifosi sappiano che noi daremo sempre il massimo, affinché siano orgogliosi di noi: possiamo vincere qualcosa, possiamo arrivare lontano, possiamo regalare soddisfazioni».
DI CORSA. La terza settimana (invece) è un concentrato d’adrenalina da smaltire e un’inieizione di autostima da assumere in dosi sempre più massicce per dare un senso a ciò ch’è stato dal 5 ottobre in poi, da quel Napoli-Torino che ha rappresentato la svolta ed ha cominciato compiutamente ad esprimere il codice-Benitez. «E pure stavolta affrontiamo una grande squadra, che in casa sa farsi valere: Montella li fa giocare bene, sono reduci da un’ottima stagione, sono arrivati in finale di coppa Italia assieme a noi. Ma ho fiducia e proviamo a vincerla…».
FEBBRE A 40. La terza settimana è libertà da concedersi dopo aver ritrovato se stesso, è una boccata d’aria pura da cogliere per festeggiare la quarantesima vittoria sulla panchina del Napoli, è una sorta di spartiacque tra ciò ch’è avvenuto in quel trimestre a modo suo «maledetto» e questi ventuno giorni in perfetto stile-Benitez, il calcio verticale, i tagli e il possesso palla, un delizioso palleggio e pure una riverniciatina alla classifica, alle ambizioni, all’umore. «Siamo tutti soddisfatti di questi risultati, ma io, come tutti gli allenatori, sento ogni gara come una nuova sfida. Inseguo altri successi, cerchiamo di migliorarci, di offrire gioia alla nostra gente e di farla divertire. Non sarà semplice, perché la Fiorentina è una realtà».
LA SVOLTA. La terza settimana, cioè questa, è la contraddizione in termini con ciò che è accaduto nella prima, in quel ventitré ottobre pallido di Berna, nel grigiore d’una sconfitta archiviata con la contestazione, nelle perplessità che il «progetto» stesse per sgretolarsi. «Ma noi abbiamo sempre creato qualcosa, anche nel primo tempo di quella partita. Però è vero che adesso abbiamo più fiducia nei nostri mezzi, ci riescono meglio certe giocate. Ci hanno rilanciato i risultati, ovviamente, ma anche la consapevolezza della nostra forza. Sono contento, adesso, per Callejon, che ha meritato la convocazione in Nazionale; ma sono contento per gli altri anche, per Hamsik e per Higuain che hanno ritrovato il gol, per Rafael che è sereno. Ho parlato con i portieri, ho spiegato come penso vada gestito quel ruolo. Però sono felice anche per De Guzman, che mi crea adesso il problema di dover scegliere: è il sogno di ogni tecnico, vivere queste incertezze». E trascorrere la quarta settimana senza stress…
Fonte: Corriere dello Sport
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