TORINO – Come a Londra, più che a Roma: e in quella notte abitata (affollata) dalle streghe, ciò che resta del Napoli è un’ombra lunga che s’aggira nello «Juventus Stadium». Ops: 3-0 e l’attrito d’una delusione che s’avverte nitida, con gli interrogativi che si accavallano, si attorcigliano, si diffondo nell’aria e si rincorrono però spenti come quell’ora e mezza in cui Benitez ha tentato di scorgere qualcosa di suo: tutto qua? E la personalità? E la capacità d’essere squadra quando serve, negli appuntamenti che «pesano»? Eppure, c’è il 2-1 sul Borussia, il precedente che vale: ma è una macchiolina azzurra smarrita nell’avvio di campionato, dista due mesi dal Napoli di Torino e anni luce dalle idee tracciate (stavolta) in quella nuvola sulla quale s’adagia Benitez e per un’ora ancora, al termine del match, preferisce restare.
LA STOCCATA – Ma cosa lasciano dentro quei novanta minuti in bianco & nero nel Benitez che ha avuto modo di riflettere – e quanto – e di analizzare l’eclissi d’un Napoli neanche lontano parente di quello mostratosi per tre mesi? «Non è semplice riuscire a rimediare, quando vai sotto dopo due minuti contro una squadra così forte: e qualsiasi persona intelligente può riconoscere la qualità della Juventus. Ma noi siamo stati bravi nel reagire, dopo i primi venti minuti in cui siamo andati in difficoltà» . E allora, il film della partita scorre via velocemente, e c’è materiale da rivedere per Benitez, perché a volte sono i dettagli che possono fare la differenza, mascherare un risultato o anche dilatarlo: «E quando siamo rientrati in campo, dopo aver parlato nell’intervallo, se fosse entrato quel pallone di Insigne… Ma evidentemente era così che doveva andare, io sono soddisfatto della reazione dei ragazzi, del loro posesso palla, della capacità di attaccare nel secondo tempo. Ma ci ha penalizzato quell’avvio» .
LA «MALEDETTA» – Si potrebbe argomentare eccome, soffermandosi sul numero di palle-gol degli avversari, sulle difficoltà di produrne contro una star indiscutibile del campionato e poi pure, e perché no?, su Pirlo, su quella libertà di cui ha goduto un fenomeno paranormale: e però è stata una scelta che Benitez condivide su se stesso e lo lascia intuire quando va a parare nel suo humor con il quale sdrammatizza. «Certo che l’abbiamo lasciato, su quella punizione» . Juventus 3, Napoli 0: ci sarebbe ben poco da aggiungere, perché poi i numeri nella loro ampiezza (del risultato) non mentono. «Però a noi è costato tantissimo quella rete che ha ovviamente modificato la storia della partita. E da quel momento non è stato facile tornare a giocare come sappiamo. Lo abbiamo fatto poi, quando abbiamo confermato la bontà delle nostre caratteristiche, giocando e cercando soluzioni offensive e tirando fuori la personalità. Ci è capitata qualche chanches, ci è andata male, ma questo non incide sul mio modo di pensare e di fare calcio: vado avanti così da sempre, l’ho fatto in Spagna, in Inghilterra e lo faccio ora a Napoli. Il nostro progetto va avanti… Conte? Ha un modo diverso di pensare, ognuno ha il suo. E la Juve ha 100 milioni di fatturato in più» . Londra, Roma, Torino (bianconera): stop.
Fonte: Corriere dello Sport
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