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Benitez: “A Roma per vincere. Critiche? Anche a Valencia mi criticarono, ma poi…”

Chiedete e vi sarà data risposta: argomentando, restando centrale a se stesso, senza sfuggire al ruolo, né sottraendosi ad alcun quesito. Chiedete, perché Benitez si dà: con un filo d’ironia e però anche seriamente, sfoggiando il proprio lessico, attraversando il proprio vissuto, affrontandolo per il piacere di spiegarsi, persino «convocando» un cronista nella stanza dei bottino per fargli leggere i dati e le analisi quotidiane. Perché Napoli chiede.
Jorginho è la questione del giorno.
«Una scelta obbligata, perché in difesa, sugli esterni, siamo in emergenza con Mesto che è fuori e Zuniga non è pronto. «Escludere Jorginho dall’Europa scelta obbligata. Il modulo resterà lo stesso per centrare gli obiettivi»Non
potevamo inserire più di tre nomi nuovi ed ho dovuto scegliere: a centrocampo torna Behrami. Dunque».
I due punti in tre partite sono il «caso».
«Quando perdiamo nessuno è allegro. Però abbiamo subito una nuova opportunità per rifarci. Mi permetto di dire ai tifosi di restare uniti: è la chiave per migliorare».
La Roma che non gioca in campionato è avvantaggiata?
«Se dico sì non è una scusa ma la realtà».
Ripensa al 2-0 in campionato?
«Inutile tornare su quella partita: è andata, persa; avemmo due occasioni e non le sfruttammo. Questa è un’altra sfida e dobbiamo essere pronti. L’ho scritto anche in un sms a De Laurentiis, con il quale nulla è cambiato: siamo tranquilli, sappiamo ciò che vogliamo».
Ci sono uomini come Albiol, Higuain e Callejon che hanno un minutaggio quasi superiore a quello della loro passata stagione.
«E io devo saper gestire. Ma se lo faccio e vinco sono un mago; se invece perdo vengo criticato. Conosco queste regole. A Valencia, misi fuori Aimar e Vicente: venni massacrato, perché perdemmo. Poi conquistammo il campionato».
Perché è cambiato il Napoli?
«Forse siamo andati benissimo all’inizio e tenere quel livello di gioco non era semplice. Quando la Roma ha raccolto quattro pareggi consecutivi, mancavano Totti e Gervinho e si diceva. Noi abbiamo perso cinque calciatori per infortunio: non è una scusa, ma la verità. Non mi sono mai lamentato, non lo faccio ora».
E’ un errore ritenere Benitez il leader del Napoli?
«Io do la linea, indico la strada: per me questa è quella giusta. E i risultati non mi fanno dubitare. Non si possono spendere 200 milioni di euro per un giocatore, il progetto giusto va sostenuto».
Può esserlo Hamsik?
«Marek ha le qualità tecniche e la condizione fisica per essere un giocatore importante. Deve credere in se stesso, convincersene e fare un passo avanti».
Qualificazione in Champions o coppa Italia o Europa League: senza almeno uno di questi traguardi, parlerebbe di fallimento?
«La nostra priorità è la Champions ma non sono concentrato solo su quella, perché vorrei vincere anche qualcosa. Un titolo aiuta chiunque».
A Roma senza calcoli.
«Assolutamente sì. Giochiamo per fare gol, contro una squadra che sta facendo benissimo, che è organizzata, che per me non è una sorpresa, perché ha investito negli anni e ora sta raccogliendo i frutti grazie a Garcia».
La domanda di sempre: mai pensato di ritoccare il modulo?
«No. Con questo modulo abbiamo battuto Borussia Dortmund e Arsenal. E’ il sistema con il quale si è anche perso, vero: ma il ragionamento non può valere solo nelle sconfitte. Io non penso che un allenatore sia l’elemento più importante, un tecnico incide per il 20%. Accetto le critiche però vado avanti»

Fonte: Corriere dello Sport

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