Ai social preferisce la preghiera, ad esultanze pazze e look stravaganti predilige lavoro duro, sudore e sacrifici. D’altronde, un modo migliore per farsi notare lo ha già individuato. Un gol dopo otto minuti, stesso tempo impiegato da Gonzalo Higuain per la prima gioia bianconera. Ma lui,Ahmad Benali, nonostante il dieci sulla maglia di professione non fa l’attaccante. E il suo cartellino è costato circa 88/89 milioni in meno di quello del Pipita. Ma il suo gol contro il Napoli all’esordio in Serie A, ieri sera all’Adriatico con la maglia del Pescara, non è passato inosservato.Taglio perfetto, specialità della casa, tocco preciso e Pescara avanti. Davvero niente male. “Penso che il mio ruolo sia mezzala e ho segnato tanti gol in Serie B, adesso sono pronto per il salto di qualità”. Rimandato di un anno dal giorno in cui il centrocampista libico classe 1992 si presentò al Palermo dopo che il club rosanero lo aveva acquistato dal Brescia.
Ma l’esperienza di Benali in Sicilia dura poco, due mesi circa: Iachini non impazzisce per lui, prestito con diritto di riscatto ancora in Serie B, questa volta al Pescara. Delusione per una Serie A solo sfiorata? Macché. Ahmad non è proprio tipo da abbattersi facilmente. Settore giovanile deiCitizens poi la separazione inaspettata: “Sono entrato nelle giovanili del Manchester City a otto anni ed ho fatto tutta la trafila fino alla chiamata del Brescia: il campionato italiano mi affascinava, guardavo sempre la Serie A in tv, anche se a Manchester ho lasciato tanti affetti”.
Oggi, Benali, la Serie A non la guarda più solo in tv ma la vive da protagonista. “Io sono felice quando i gol che faccio ci permettono di vincere”. Pragmatico, il gruppo davanti a tutto. Ma anche se la rete messa a segno ieri sera non ha regalato i tre punti al Pescara difficilmente Benali la scorderà facilmente. Anche perché quel tocco dolce ad infilare Reina è stato messo a segno proprio sotto gli occhi di Marek Hamsik, uno dei suoi modelli: “Ho sempre ammirato il suo modo di giocare. Mi piacciono i calciatori che si inseriscono continuamente in area, penso che sia una caratteristica che ci accomuna”.
Talento, preghiera, un amore smisurato la per la propria famiglia (“il mio primo pensiero è sempre rivolto a mia moglie ed ai miei figli”) e un orgoglio libico più forte di qualsiasi sofferenza: “Ho giocato in tutte le nazionali giovanili inglesi poi, un giorno, è arrivata la chiamata della nazionale maggiore libica e ho accettato. Non ci ho pensato un attimo”. Idee chiarissime, sia in campo che fuori. Testa bassa, sudore e sacrifici. Sognando in grande, ma con i piedi per terra. Il mondo di Benali è cosi, la Serie A ha appena iniziato a scoprirlo.
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