Nessuna lesione, solo una botta, una brutta botta ancora da smaltire al piede sinistro. Questa la diagnosi, la stessa di qualche giorno fa e ieri confermata anche ad Ausburg, in Baviera, là dove Valon Behrami s’è (ri)fatto controllare. Altro luminare, uguale il referto. E soprattutto simili le cure prescritte: terapie e riposo. I tempi, evidentemente, non brevissimi per il rientro, e comunque da monitorare e verificare ogni attimo, sollecitando la parte dolente progressivamente. Gestione delle fatiche e dello sforzo, insomma. E attenzione alla reazione del piede. Behrami sarà un po’ medico di se stesso. E’ lui che avrà la percezione del fastidio, è anche lui che dovrà capire quando le noie al piede l’avranno finalmente lasciato libero di forzare e soprattutto calciare. Nessuna frattura. Il dolore però, per ora, c’è, e Behrami resta fuori. A Verona non ci sarà. Ad Augsburg, di fatto, un consulto replica di quello già effettuato a Villa Stuart a Roma dal prof Mariani. La paura di un infortunio serio nell’anno del mondiale è stata scacciata via da ulteriori accertamenti.
Un blitz annunciato e a conoscenza di tutti. Una certificazione bis di quelle che sono le condizioni di Behrami, le cure da effettuare e soprattutto la prudenza tipica di questi casi sui tempi di recupero. Si procede come già da indicazione dei medici del Napoli. L’obiettivo è comune, giocare e allenarsi senza fitte.
IL PROCURATORE – Una giornata ad Augsburg, cinquanta chilometri da Monaco di Baviera. Freddo tipico di questo periodo, passo svelto e via in taxi, tutti e tre. E’ lì, all’aeroporto, che si sono incontrati e mossi, Valon Behrami, il dottor Canonico, medico del Napoli, e Fali Ramadani, il procuratore serbo di origine turca, quello che ha spinto per una consulenza ulteriore del dottor Boenish, lo stesso che aveva operato Stefan Jovetic quand’era alla Fiorentina: un altro dei suoi giocatori. Volo e ritorno a Napoli in giornata. Confronto, appunti e valutazioni. Oggi Behrami è annunciato a Castelvolturno per l’inizio, anzi il proseguimento, delle terapie.
L’INFERMERIA – Behrami e uno. Poi gli altri, cinque in tutto, e potenzialmente titolari. Mezza squadra acciaccata. Botte da smaltire, certificati medici da protocollare, ginocchia che hanno fatto crac e muscoli affaticati. Nessuno è grave però. Niente ansie né patemi. Soltanto giorni da contare aspettando i rientro, il pieno recupero. Che è clinico ma pure atletico, e di una condizione da ritrovare quando è da un po’ che sei fuori. E allora cure, stati d’animo e l’impazienza fisiologica da gestire. La tribuna è il peggio che c’è per un giocatore. Cinque storie, ognuna diversa. Mesto è lo stakanovista degli infortunati. Ore otto di mattina, tutti i giorni. Colazione, giornali e via. Napoli-Castelvolturno il percorso quotidiano della riabilitazione. Terapie, palestra e un po’ di corsetta: sempre più e sempre meglio soprattutto.
In Primavera, forse anche prima, spunterà sulla fascia. Due esterni ed entrambi indisponibili. Zuniga indisponibile per un altro po’ ancora. L’Atalanta in Coppa Italia è un obiettivo che gli dà stimoli. Il ginocchio operato ha però i suoi tempi, e dinamiche definite. E allora, pazienza. Ancora. La forma mondiale arrivare giocando, intanto si cerca quella campionato. Farà prima, probabilmente, Pepe Reina. Il flessore della coscia destra quasi non gli dà più noie. Gli esami hanno escluso lesioni. Solo il campo certificherà però la guarigione assoluta. Due settimane forzando, spingendo, allenandosi regolarmente. Poi il rientro. Al Bentegodi gioca Rafael, e sarà derby omonimo con l’altro portiere brasiliano del Verona. Reina punta il Bologna, allunga le mani e prenota tutto il girone di ritorno. Infortunato numero 1, quasi guarito. Ora gli altri
Fonte: Corriere dello Sport
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