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Behrami: “San Paolo da brividi”

Il centrocampista svizzero: "Alla mia uscita il boato del San Paolo, davvero toccante per me"

L’onda in realtà è quasi una ola: e quando Valon Behrami esce, il San Paolo sembra attraversato da una scossa. Tutti in piedi, se ne va “il guerriero”: e per quell’idolo che s’è preso il Napoli sulle spalle e se l’è portato a spasso, c’è la standing ovation, c’è uno stadio che gli riserva un’uscita da star, c’è una folla che dimostra attivamente e in maniera compatta, collettiva, d’aver gradito molto e d’aver trovato un nuovo punto di riferimento. «Mi hanno mozzato il fiato». Gli hanno regalato una sostituzione da raccontare un bel giorno ai figli e ai nipotini, gli hanno offerto la propria riconoscenza per l’ennesima perfetta partita, gli hanno detto grazie in trentacinquemila, nessuno escluso, ed ora bisognerà cominciare a scomodare i paragoni per scovare chi, nella penombra della metà campo, in quella “miniera” delle partite, abbia raccolto così tanti e unanimi consensi. 

APPLAUSI – A scena aperta. S’alza il tabellone elettronico, compare il numero 85 e il San Paolo s’accalora: perché partite come queste vanno sottolineate in maniera netta, palpabile e perché quel medianone che ormai s’è evoluto ed è stato trasformato da Mazzarri in una sorta di regista atipico, è stato capace di dar tutto se stesso e di risparmiarsi persino un giallo, che lo avrebbe escluso da Milan-Napoli. «Confesso: è un’emozione unica sentire addosso l’amore di questa gente. Io darò sempre il cento per cento per portare a casa il risultato ed anche i miei compagni di squadra: questa è una promessa che faccio». 
L’EVOLUZIONE – Un Behrami così s’era già visto, perché in quest’anno magico che trascina il Napoli in zona Champions e quasi lo blinda con quattro punti di vantaggio sul Milan, la vera “rivoluzione” ideologica è in lui, in questo sette polmoni che ha messo sale in zucca ed ha dato dimostrazione di avere altre qualità, colte in lui da Mazzarri: e dunque, non solo interditore, non solo fase distruttiva, non solo la marcatura (ieri sera cancellato Kucka), non solo sano agonismo, ma adesso pure lettura tattica delle varie situazioni, un copione che nella sua carriera non era mai stato recitato. E la gente avverte, capisce, s’accorge e premia a modo suo: alzandosi in massa al momento della sostituzione e spiegando a Behrami che lui è entrato nel cuore del San Paolo e lo ha fatto in maniera prepotente, senza tirarsi mai indietro ed anzi ergendosi nel gruppo, diventando a modo suo un simbolo. «Quando ho capito che quegli applausi erano proprio tutti per me, sono rimasto senza parole. Avvertire l’amore della gente di Napoli è una sensazione unica ed io sono felicissimo di questi riconoscimenti». 
INLER NON E’ OUT – L’altra faccia della metà campo in salsa svizzero-napoletana è Gokhan Inler, che si è ritrovato da titolarissimo a primo rincalzo, che ha lasciato la maglia a Dzemaili ed i compiti di regia (occulta) a Behrami: ma quando la sfida con il Genoa è finita e il Milan è quattro punti di distanza, c’è sempre un cinguettio per festeggiare la vittoria, per dimostrare il proprio senso d’appartenenza e per sfornare l’umore delle serate migliori. «Questi tre punti sono il modo migliore per affrontare la gara con il Milan». 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

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