Valon Behrami si è subito rivelato. Andando anche oltre le aspettative. Perché va sempre tenuto in debito conto che il passaggio di squadra e quindi di ambiente, di trainer, di abitudini e società in genere, comporta delle penalità da pagare. Che per alcuni possono essere ben rilevanti e per altri piccoli impasse momentanei di pressoché immediata risoluzione. Quest’ultimo caso è quello dello svizzero di origini kosovare. Il nuovo “gladiatore” di Mazzarri, tra gli ultimi ad approdare in maglia azzurra assieme al pur ex viola Gamberini, sembra aver capito (e tradotto) tutto al volo. E questa è una bella nota lieta, ove si pensi che un giocatore presto a suo agio in un contesto del tutto nuovo, da “pronto in tavola” senza particolare cottura, è sicuramente un valore aggiunto da sfruttare nell’immediato.
LA STORIA – Ma non sono state sempre rose e fiori… «E’ vero, all’inizio è stata dura. I miei genitori hanno deciso per la Svizzera quando le cose in Jugoslavia si sono messe male. Cominciammo con un’attività sportiva (a Stabio) ma dopo un po’ ci arrivò un avviso: avremmo dovuto lasciare la nazione entro tre mesi. Siamo ancora grati al comune che ci ha dato la possibilità di restare e per questo ho scelto di giocare con la nazionale elvetica che sento mia (appena 19enne fu autore di un gol decisivo nello spareggio con la Turchia per la qualificazione ai mondiale 2006)».
MAZZARRI E GLI ALTRI – «Da noi pretende sempre il massimo e ci riesce. Dobbiamo imparare a memoria quello che vuole: ce lo fa capire subito, così in campo sappiamo sempre qual è il nostro compito. Cavani è l’attaccante più forte con cui abbia mai giocato. Ammiro molto anche Goran e Marek che studio nei suoi movimenti e giocate, per capire come si posiziona in campo. E’ un esempio per tutti».
IERI, OGGI E DOMANI – «In passato ho avuto allenatori che ricordo con piacere. Delio Rossi mi ha plasmato, ringrazio Zola per l’esperienza inglese ed anche Mihajlovic per avermi riportato in Italia». Behrami è stato tra i migliori nella magica ultima notte contro una Lazio annichilita « Non è il caso di esaltarsi dopo la sfida con la Lazio. Ci aspetta una Samp da non sottovalutare, di cui vedremo i video nelle prossime ore. Noi l’anti-Juve? Non mi piace, noi siamo il Napoli e basta. Porto questo colore di capelli da dieci anni ma non cambio: quando l’ho fatto mi sono rotto il ginocchio. La pizza? Preferisco le scaloppine al limone, di mozzarella ne ho mangiata tanta all’inizio. Adesso sono in pausa. Il numero di maglia (85) è il mio anno di nascita».
SCHERZI DA CAPITANO – Irrompe in diretta Antonio, un tifoso abbastanza agitato «Ero con mio figlio e non hai voluto farti una fotografia con lui. Piange ancora, perché non gli regali un motorino per farti perdonare?”» preso alla sprovvista, imbarazzato, risponde «mi sembra un po’ troppo, forse una maglia . . .Scusa ma andavo di fretta, mia figlia usciva da scuola». «Eh no, non te la puoi cavare così». Alla fine parla pure il figlio, ma ancora una volta con la voce di capitan Cannavaro.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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